Corriere della Sera

Il bilancio di Renzi, le critiche dell’opposizion­e

Il leader pd riapre il dossier unioni civili. Carfagna: si attribuirà lui il merito anche quando tornerà la pioggia

- Giovanna Cavalli

Solo nell’ultima settimana «per chi se li fosse persi» gli «eventi», sono stati tre, riepiloga Matteo Renzi nel suo bollettino on- line Enews, giunto ieri al numero 470. «Abbiamo inaugurato la Variante di valico — meno curve, meno benzina, meno code —, abbiamo visitato i nostri ragazzi in Libano, dove mi sono emozionato, e presentato sei domus a Pompei, un luogo che finora faceva notizia solo per i crolli», snocciola il premier, rimarcando l’efficienza prenataliz­ia del suo governo.

Nel lungo messaggio agli italiani il presidente del Consiglio fa un bilancio del suo 2015 ed elenca 15 obiettivi che ritiene di aver raggiunto («Le prime cose che mi sono venute in mente») e i prossimi impegni («Siamo ancora in pista per i diritti civili: ius soli, civil partnershi­p, servizio civile e terzo settore»).

Al primo posto Renzi ci mette il Pil: «Un anno fa aveva il segno meno, oggi è a + 0,8%», al quindicesi­mo il Sud: «Nessuno ha mai fatto tanto per il Mezzogiorn­o come questo governo: credito di imposta, Terra dei fuochi, Bagnoli, Ilva, Salerno-Reggio Calabria, Bagnoli, Napoli Bari, Abruzzo post sisma». Precisando per prudenza che «si può discutere dei risultati ma nessuno può negare l’impegno».

Nel mezzo c’è il Jobs Act: «Dicevano che non l’avremmo mai realizzato, adesso è legge, la disoccupaz­ione è scesa al 11,5». C’è l’Italicum: «Una legge elettorale che garantisce la scelta dei cittadini». C’è «l’economia che va su e le tasse che vanno giù», comprese quelle sulla prima casa, mentre «gli 80 euro vanno anche a tutte le forze dell’ordine». Poi Renzi ricorda che la riforma costituzio­nale «è a un passo dal traguardo», che invece la riforma della Pubblica amministra­zione è «già legge», che la questione migrazione è diventato «un problema europeo», non più solo italiano, che «le pendenze giudiziari­e sono ridotte del 20%, che la Buona Scuola è realtà, come l’autonomia di venti musei «dove adesso ci sono dirigenti che gestiscono luoghi che il mondo ci invidia», che i soldi alla cultura sono aumentati perché «forse non si mangia, ma ci si nutre». E infine il premier, che si firma «Matteo», rivendica il successo dell’Expo, alla faccia dei «gufi che un anno fa preconizza­vano «È vero, nessuno aveva osato tanto a favore di partiti, evasori e delinquent­i» o forse auspicavan­o il fallimento».

Ovviamente questo greatest hits renziano ha suscitato ironia e polemiche nelle opposizion­i. «Il governo si vanta di aver approvato leggi come nessuno prima. Ed è vero: nessuno aveva mai osato tanto a favore di partiti, evasori e delinquent­i. Chapeau!», commenta su Facebook Luigi Di Maio, del direttorio Cinque Stelle.

Sbrigativo, al solito, Matteo Salvini, segretario della Lega: «A sentire Renzi, ha fatto tutto lui e l’Italia è ripartita. Non ha fatto la cosa più importante: togliersi dalle balle». Persino Mara Carfagna di Forza Italia sfotte: « Quando tornerà la pioggia, Renzi, nella sua moderata sobrietà, si attribuirà anche quel merito, grazie al suo Job Raining».

Il premier Abbiamo inaugurato la Variante di valico, meno curve, meno benzina, meno code E anche sul Sud nessuno ha fatto quanto noi

Di Maio

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