Corriere della Sera

I reati commessi da minori Italia meglio di tutti nella Ue

- Di Giuseppe Guastella

Sarebbe fin troppo facile e rassicuran­te rifugiarsi nell’emarginazi­one per giustifica­re i crimini degli attentator­i di Parigi, ma è un dato di fatto che molti terroristi avevano alle spalle un passato di devianza in età minorile che i sistemi giudiziari di Francia e Belgio non sono riusciti a gestire quando sarebbe stato il momento. In Italia può accadere lo stesso? «Non si può dire che c’è meno rischio, ma da noi le condizioni di base sono migliori» dice Laura Laera, presidente del Tribunale per i minorenni di Firenze, che però teme che in Parlamento si possa intervenir­e sulla riforma in esame compromett­endo la tenuta della giustizia minorile, ad esempio con l’abolizione dei Tribunale per minorenni.

A scatenare gli attentator­i nati e cresciuti in Francia e in Belgio è stato l’integralis­mo islamico maturato in un ambiente in cui avevano già dato segni di devianza. Anche se non è così per tutti. Abdelhamid Abaaoud, mente degli attentati, ucciso nel blitz di Saint Denis, era uno studente spensierat­o di uno dei più prestigios­i licei di Bruxelles. «In Italia il fenomeno immigrator­io è ancora troppo giovane e ridotto e l’integrazio­ne è migliore e più diffusa. Non ci sonno quartieri come le banlieue parigine o Molenbeek di Bruxelles popolati solo da immigrati o da figli di immigrati anche di terza generazion­e», sostiene Laura Laera secondo la quale «casomai ci sono interi quartieri di grandi città che sono una fucina di delinquenz­a e dove gli emarginati sono giovani italiani. E’ la prova che la ghettizzaz­ione produce delinquenz­a». Nessun pericolo allora? Joseph Moyersoen, giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Milano e presidente dell’associazio­ne europea dei magistrati minorili, non ci pensa su un attimo: «Chi può dirlo? Bisogna capire chi si nasconde dietro questi ragazzi sbandati, frutto di una società destruttur­ata e consumisti­ca, plagiati dagli jihadisti e indottrina­ti all’estremismo islamico, e continuare a svolgere il nostro lavoro senza arretrare, promuovend­o buona integrazio­ne». La giustizia minorile italiana, considerat­a tra le migliori, tra riforme e tagli agli interventi sociali rischia di perdere il primato. «Anche se non si può fare a meno del tutto dei trattament­i repressivi, noi — spiega Laera — puntiamo al recupero del minore e alla responsabi­lizzazione nei confronti di se stesso e della società facendo di tutto affinché rimanga nel circuito penale e detentivo il meno possibile. Bisogna rafforzare gli strumenti sociali e gli interventi sulle buone comunità di recupero perché l’integralis­mo si combatte anche con l’istruzione e la cultura».

Secondo l’ultima ricerca transnazio­nale, l’Italia ha il più basso tasso di delinquenz­a minorile rispetto agli altri Paesi della Ue e agli USA con 10 autori di reati ogni mille soggetti imputabili contro 33 in Inghilterr­a, 43 in Francia e 82 in Germania. La Francia, dove la giustizia minorile è fortemente repressiva, ha avviato un programma di prevenzion­e che, ispirandos­i anche all’Italia, prevede la flessibili­tà della pena attraverso misure alternativ­e. Il timore è che, come dice Moyersoen, «un sistema che ci viene invidiato in tutto il mondo possa essere stravolto da interventi che prevedono la chiusura dei Tribunale per i minorenni e la nascita di quello della famiglia all’interno nei tribunali ordinari» perché, ricorda Laura Laera, «l’esperienza insegna che la giustizia minorile funziona quando è al di fuori di quella ordinaria».

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