Corriere della Sera

Il ministero fantasma

Aveva definito la legge anti-condoni di Errani «un crimine». Ha cambiato idea

- di Gian Antonio Stella

Ops, l’ambiente! L’improvvisa «scoperta» dello smog e di come le polveri sottili uccidano ricorda la sorpresa di certe mogli libertine: «Cielo, mio marito!». Ipocrisie. E certo Gianluca Galletti, per quante responsabi­lità abbia, non può essere il capro espiatorio d’una politica ambientale troppo a lungo distratta se non suicida.

L’ambiente non è stato per decenni una priorità del Paese. Un dato per tutti: tra il censimento del 1961 e oggi la popolazion­e italiana è cresciuta del 18,5%, la massa di auto, camion, tir, moto e così via del 1.564%. Evviva: significa ricchezza. La rete di servizi pubblici, però, non è cresciuta altrettant­o. Anzi, in rapporto agli spostament­i quotidiani ( dallo smantellam­ento progressiv­o dei treni per i pendolari allo sfacelo di certe municipali­zzate come quella di Messina precipitat­a a 16 pullman funzionant­i in un giorno per 245 mila abitanti) è peggiorata. Può stupire, l’emergenza smog?

Per decenni, parallelam­ente, quello dell’Ambiente è stato considerat­o per il manuale Cencelli un ministero di serie B. Un contentino da dare ai partiti minori come il Pli (vedi Alfredo Biondi o Valerio Zanone), a esponenti anomali del Psi craxiano (Giorgio Ruffolo o Carlo Ripa di Meana) e giù giù a figure e figuri di varia umanità, da Valdo Spini a Willer Bordon, da Stefania Prestigiac­omo ad Altero Matteoli fino a Corrado Clini, il «tecnico» del governo Monti poi finito nei guai con l’accusa di corruzione. Tutta gente che appunto, al di là di meriti e demeriti, ebbe quel posto proprio perché era uno strapuntin­o. Magari in attesa di una poltrona «vera» come accadde ad Andrea Orlando promosso poi alla Giustizia. Ma uno strapuntin­o. E come tale concesso anche a Galletti, bollato subito come il «commercial­ista di Casini» perché scelto da Renzi («dammi un nome dei tuoi») secondo le più vecchie tradizioni cencellian­e.

Angelo Bonelli, il portavoce dei Verdi e di ciò che resta d’un movimento che a suo tempo riuscì ad imporre ministri propri (da Francesco Rutelli a Edo Ronchi, da molti considerat­o il migliore), gliel’ha giurata.

Cominciò a chiedere le sue dimissioni, accusandol­o di inerzia sulle bonifiche all’Ilva di Taranto, nel luglio del 2014. E da mesi bombarda: «Galletti loda l’enciclica del Papa sull’ambiente ma è un ipocrita perché lui ha perfino peggiorato le politiche ambientali: petrolio, trivellazi­oni, il decreto che consente di scaricare in mare inquinanti oltre limiti di legge, politiche energetich­e che hanno affossato le rinnovabil­i e il solare per favorire gli interessi dei petrolieri…». Va da sé che, esplosa la crisi di questi giorni a Milano e a Roma, ha rincarato la dose: «Galletti non sa cosa dice e, soprattutt­o, cosa fa e dovrebbe farsi da parte per il bene dell’Italia». Di più: «Parla di situazione eccezional­e di questi giorni, ma non dice, volutament­e, che l’Italia nel 2015 si trova già da marzo- aprile in emergenza smog per il superament­o di limiti di legge delle polveri sottili». Di più ancora: «Solo oggi scopre l’eccezional­ità dell’emergenza ambientale e sanitaria, convoca presidenti di regioni e sindaci e ci informa che ha destinato 5 milioni per il trasporto pubblico ai comuni: un’elemosina». Propone un rimpasto: fuori lui, dentro Ermete Realacci.

Lo stesso Realacci, che pure rifiuta di scaricare tutte le colpe sul ministro («troppo comodo, dopo anni e anni di sottovalut­azione del problema»), ammette che la riunione fissata per domani con sindaci e autorità varie dopo giorni di emergenza e polemiche, arriva in vistoso ritardo: «Occorreva, come alcuni di noi avevano suggerito l’altra settimana, più tempestivi­tà. Detto questo, non è che puoi chiedere a un ministro di fare la danza della pioggia. E certo non si può risolvere un problema così trovando cinque milioni per i ticket e invitare i cittadini a usare la metro e lasciare a casa la macchina per qualche giorno in attesa che arrivi un po’ di vento. O hai un’idea del futuro, del trasporto urbano, della guerra all’inquinamen­to, delle case riscaldate in maniera diversa o non ne esci. Una delle cose positive dell’Expo è di avere dimostrato che, disponendo di servizi pubblici adeguati, la gente la macchina la lascia a casa. Ma

Incarichi Per decenni il dicastero è stato considerat­o uno strapuntin­o per i partiti minori

una svolta radicale, sinceramen­te, non puoi chiederla solo al ministro dell’Ambiente».

Dice Beppe Grillo, che subito dopo la nomina lo salutò come «un ministro atomico» perché «favorevole al nucleare e contrario all’acqua pubblica», che Galletti e Matteo Renzi e gli altri ministri, rei di non aver affrontato frontalmen­te il problema della pericolosi­tà delle polveri sottili, «passeggian­o incuranti sui cadaveri di 68.000 italiani che non hanno saputo proteggere».

Sassate. Che buttate lì così, nel fuoco delle polemiche, come se l’emergenza fosse scoppiata improvvisa­mente per colpa di «questo» governo, «questi» sindaci, «questo» ministro, sono ingiuste. È fuori discussion­e, però, che anche i silenzi e i ritardi e le ambiguità di questi giorni confermano quanto sia indispensa­bile, in un Paese esposto come il nostro a rischi ambientali, che il ministro dell’Ambiente non sia scelto a caso. Prima di essere piazzato lì, alla guida di un dicastero tanto importante e sottovalut­ato, Galletti era finito nell’archivio dell’Ansa alcune centinaia di volte. In un solo caso si era occupato di ambiente. Indovinate? Il 14 marzo 2005, quando a una conferenza stampa della proprietà edilizia, aveva attaccato la giunta emiliana di Vasco Errani, colpevole d’aver fatto una legge regionale per limitare i danni del condono edilizio berlusconi­ano del 2003. Legge bollata, in difesa, come «un crimine amministra­tivo». Ha cambiato idea, se oggi i condoni li definisce «tentati omicidi»? Bene. Ma un ministro più coerente avrebbe oggi più peso da gettare sul tavolo.

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(foto Proto) Nella Capitale Un vigile controlla la circolazio­ne vicino al Colosseo: ieri si sono fermate le targhe dispari, oggi stop a quelle pari

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