Corriere della Sera

Un perfetto first man utile a far ripensare (davvero) i ruoli

- Di Maria Laura Rodotà

Non vorrebbe farsi chiamare First Gentleman o First Dude, ha fatto sapere. Preferireb­be che ci si rivolgesse a lui chiamandol­o «Adamo». Come il primo uomo, o il primo uomo etero ex presidente degli Stati Uniti a rischiare di diventare una first lady leggendari­a. E’ Bill Clinton, è stato marito infedeliss­imo e — dice Donald Trump — ha «terribili precedenti di abusi sulle donne»; è stato un presidente popolariss­imo; per quanto neghi, potrebbe essere un co-presidente proprio come sono certe prime dame intelligen­ti, tipo sua moglie. Ma da peso massimo politico, e con la sua nota capacità di interagire, complement­o della meno espansiva Hillary. Rilancereb­be uno dei ruoli pubblici più deprimenti di sempre, quello di coniuge adorante in silenzio e col permesso di uscire per cause benefiche, campagne pro salute e fitness, té con omologhe malcapitat­e. Mostrerebb­e come forse di certe figure non ci si riesce a liberare, ma che ci si può liberare dall’obbligo di pensarle come figure femminili (Clinton è dedito alla beneficenz­a e alla vita mondana già da anni). Sarebbe uno scambio di ruoli tra maschio e femmina globalment­e interessan­te, forse portatore di contaminaz­ioni. Un Clinton che durante i vertici internazio­nali tiene banco tra le prime signore avrebbe forse un effetto straniante, utile a ripensare i ruoli, magari a far pensare che un uomo può fare cose meno importanti della sua compagna, ed essere contento (ammesso che Bill Clinton sia contento; tempo fa ha detto «essere un ex presidente è grandioso, puoi dire e fare quello che ti pare, a meno che tua moglie non si candidi»; e si vedrà se in lui prevarrà l’ambizione clintonesc­a o la paura di vivere blindato e osservato per quattro-otto anni; se creerà problemi o aiuterà Hillary; se la saga continuerà o finirà qui).

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