Corriere della Sera

«Mi hanno detto: la bimba è morta Angela trovata a terra nella stanza»

Torino, il compagno della donna e il giallo in sala parto. Indagine per omicidio colposo

- Marco Bardesono

«Abbiamo sempre desiderato un figlio. Ma non potevamo permetterc­elo. I sacrifici sono stati tanti. Poi, nel maggio scorso, è arrivata la bella notizia. Eravamo raggianti». Francesco Scarlata scoppia a piangere. Ha 43 anni, è il compagno di Angela Nesta, la donna morta in ospedale a Torino durante il parto. Anche la bambina che avevano tanto desiderato è morta.

Omicidio colposo, per ora a carico di ignoti: è l’ipotesi formulata dalla procura sulla fine di Angela, 39 anni, e della piccola Elisa. Anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin vuole accertare la verità e ha inviato gli ispettori all’ospedale Sant’Anna. Oggi il medico legale Valter Declame effettuerà le due autopsie, necessarie per chiarire le cause delle morti. Risposte che i famigliari delle vittime attendono con ansia.

Nella cornice d’argento sul comò del soggiorno di casa Nesta c’è la foto di una ragazzina in tutù. «È Angela. Da bambina, ha fatto danza per anni», sospira Francesco. E racconta: «Ci siamo conosciuti da ragazzini, poi ci siamo persi di vista. Dieci anni più tardi un nuovo incontro, casuale. Abbiamo compreso d’essere fatti l’uno per l’altra. Siamo andati a vivere insieme. Desiderava­mo Elisa come suggello del nostro amore e io pensavo anche ad un’altra cosa: portare Angela all’altare, vestita di bianco con in grembo la bambina per consacrare la nostra unione nel matrimonio. Eravamo felici. Mi hanno strappato la cosa più bella». Angela, dice Scarlata, aveva vissuto la gravidanza senza alcun problema: «Quest’estate siamo andati in vacanza a Rimini, poi in montagna a casa dei miei suoceri. Lei si riguardava, ma non ha mai accusato dolori o malesseri particolar­i». La coppia ha atteso con serenità il momento del parto, «doveva essere una festa grande. Per Elisa avevamo già preparato ogni cosa. Avevamo ordinato culla, passeggino e comprato insieme le tutine rosa. Ci saremmo organizzat­i per cambiare casa. Quella dove abitiamo ora è troppo piccola» dice declinando i verbi ancora al presente.

Poi la tragedia. La notizia della morte di Elisa è stata comunicata a Francesco mentre era a casa: «Ero a casa, mi avevano detto di lasciare l’ospedale perché tutto procedeva per il meglio. Poi quella telefonata... Ricordo ogni parola: “La bambina è nata, ma è morta. Venga in ospedale”. Mi sono sentito morire. Avevano trovato Angela a terra, nella sua stanza. La bimba aveva già la testa fuori, solo allora le hanno portate in sala parto».

Nel tragitto da casa verso il Sant’Anna, nella sua mente si sono accavallat­i ricordi, dolori e speranze: «Con Angela ci proveremo ancora, la vita non finisce qui». Quando ha saputo che anche la compagna non c’era più, si è sentito mancare: «Sono caduto in ginocchio». Per Francesco la vita è sembrata finire lì. «So che dovrò ricomincia­re, ma voglio giustizia per quelle due anime».

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Il brindisi Angela Nesta, la donna morta durante il parto, con il convivente Francesco Scarlata

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