Corriere della Sera

SCIITI E SUNNITI ASSIEME PER BATTERE L’ISIS IN IRAQ

- Lorenzo Cremonesi

Le prime mosse del governo iracheno dopo la vittoria a Ramadi contro la guerriglia di Isis paiono per una volta nella direzione giusta. Il premier Haider al Abadi promette che il controllo della città verrà affidato a unità miste di poliziotti reclutati sul posto e miliziani delle tribù sunnite locali. Vedremo se ciò avverrà davvero. L’annuncio dimostra comunque che Abadi ha compreso il nodo cruciale: solo l’inclusione dei sunniti nell’amministra­zione delle loro regioni e degli affari di governo può battere Isis. Non è un mistero che gran parte della minoranza sunnita, circa il 35% degli iracheni, simpatizza con Isis in chiave antisciita e contro la crescita dell’influenza iraniana nel Paese dal tempo dell’invasione americana del 2003. Oggi i confini fisici del «Califfato» coincidono con quelli delle zone di insediamen­to sunnita. E la cosa è più evidente proprio nella regione di Al Anbar, dominata dalla forte tribù dei Dulaimi legata ad Arabia Saudita, Giordania e Siria, di cui Ramadi è il capoluogo sin dai tempi dell’Impero Ottomano.

Il problema è politico, prima che militare. L’elezione di Abadi nell’agosto 2014 fu in netta contrappos­izione alle politiche fallimenta­ri del suo predecesso­re Nouri al Maliki (sebbene appartenga­no allo stesso partito sciita Dawa). In otto anni di governo Maliki lavorò con coerente determinaz­ione per marginaliz­zare e perseguita­re i sunniti. In poco tempo l’esercito nazionale venne monopolizz­ato dalle milizie sciite. Risultato: la crescita del malcontent­o tra i sunniti, tanto da spingerli ad abbracciar­e gli estremisti jihadisti e Isis. Non a caso Abadi ora è disposto a rallentare le operazioni dell’esercito regolare pur di non ricorrere alle milizie sciite. Ma Maliki non è battuto. Dalla sua nuova posizione di vicepresid­ente mette i bastoni tra le ruote al neopremier. La sfida resta aperta, lo dimostrano i silenzi sunniti e invece le celebrazio­ni delle città sciite all’annuncio della presa di Ramadi. Ma questa vittoria e le promesse di avanzata verso Mosul saranno vanificate se i sunniti non torneranno ed essere parte integrante dell’Iraq.

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