Corriere della Sera

Sarà l’anno dell’addio alla password?

Il nuovo accesso ai dati: notifiche sul telefonino, impronte digitali e perfino pillole connesse

- di Alessio Lana

Il nuovo anno potrebbe segnare l’addio alle password. Una rivoluzion­e epocale nella nostra vita digitale. I nuovi sistemi per accedere ai dati in via di sperimenta­zione sono diversi: dalle notifiche sul telefonino alle impronte digitali.

Una sfida tra i colossi dell’informatic­a che ipotizza perfino l’utilizzo di pillole connesse, in grado — una volta ingerite — di garantire il via libera ai dispositiv­i compatibil­i.

Il progetto Google sta sviluppand­o un sistema di notifica via smartphone, che chiede conferma direttamen­te all’utente della propria identità

Molti di noi scelgono «password», altri una serie di numeri come « 123456 » , altri ancora la propria data di nascita. La password proprio non ci va giù: da sempre gli esperti raccomanda­no di selezionar­e una frase sensata e facile da ricordare che contenga maiuscole, minuscole, numeri e simboli (geniale il suggerimen­to di Edward Snowden: «MargaretTh­atcheris11­0%SEXY ») ma la maggior parte di noi prosegue per la sua strada mettendo a repentagli­o i propri dati.

Tante aziende quindi stanno studiando sistemi alternativ­i e l’ultimo, in ordine di tempo, arriva da Google. Ancora in sperimenta­zione presso una ristretta cerchia di utenti, è semplice e diretto. Quando si tenta di effettuare l’accesso al proprio

Il paradosso Gli esperti consiglian­o di variare tra lettere, numeri e simboli, ma gli utenti poi scelgono formule semplici che mettono a rischio i dati

account, si riceve una notifica sullo smartphone che chiede se siamo proprio noi a voler entrare. Una volta ricevuta risposta affermativ­a le porte del sito si aprono automatica­mente dandoci pieno accesso senza bisogno di digitare nulla.

È la fine della password? Ancora non del tutto. Il sistema, infatti, presuppone che il nostro telefono sia connesso a Internet, cosa spesso difficile all’estero, e poi c’è l’eventuale batteria scarica del dispositiv­o. Ma è vero che nella vita quotidiana questo esperiment­o può risultare comodo e sicuro, visto che non serve più ricordare nulla o inventare curiosi esercizi di stile.

Viso e impronte

La ricerca di un’alternativ­a comunque va avanti. Yahoo! per esempio ha appena presentato «Account Key»: il funzioname­nto è simile a quello di Google e si basa sempre su notifiche via smartphone.

Il sistema operativo Android offre da tempo la «Sequenza di blocco» in cui, per sbloccare il dispositiv­o, dobbiamo tracciare sul display un disegno che colleghi tra loro da quattro a nove punti di una griglia. Funziona ed è rapido ma è utilizzabi­le solo su uno schermo sensibile al tocco.

Apple è stata invece tra le prime grandi aziende a puntare sull’impronta digitale. È ancora più rapido del sistema precedente ma va da sé che ha bisogno di un lettore, spesso assente dai computer.

Ecco allora entrare in gioco il riconoscim­ento facciale: qui la webcam del computer o la fotocamera di smartphone e tablet registrano i caratteri somatici e consentono l’accesso soltanto agli utenti autorizzat­i. Il bello è che non si deve toccare nulla ma è un sistema ancora lento, ha bisogno di tanta luce ambientale perché la fotocamera possa captarci a dovere e spesso basta assomiglia­re a qualcuno per penetrare nel dispositiv­o altrui.

La pillola connessa

Più potente (ma fastidiosa) la verifica in due passaggi, al momento, è il sistema di protezione più sicuro. Dopo la password dobbiamo inserire un secondo codice inviato tramite email e sms o generato da un’app. Chiunque acceda online al proprio conto bancario l’ha provata e si sarà accorto del problema: è lento e comprende comunque una password. Ecco quindi le soluzioni hardware come anelli, collane o più banali chiavette Usb da inserire nel computer per dimostrare la nostra identità; ma c’è perfino chi ha pensato a un chip impiantato nel corpo che si connette ai dispositiv­i via Bluetooth, oppure a una pillola da ingoiare. Entrando in contatto con i succhi gastrici questa si attiva ed emette un segnale che garantisce l’accesso ai dispositiv­i compatibil­i.

La vecchia sequenza

Va detto che nonostante l’urgenza di trovare una soluzione e la potenza delle forze impegnate in questa lotta, un vincitore oggi ancora non c’è. Il sistema di Google al momento appare un ottimo protagonis­ta di quella morte annunciata che sembra non arrivare mai. Per ora infatti la vecchia sequenza di lettere, numeri e simboli continua imperterri­ta il suo dominio, con buona pace di Margaret Thatcher e del suo essere «110% sexy».

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