«Errore puntare sul referendum Renzi pensi al voto nei Comuni»
Bersani: su Etruria andare fino in fondo. Di Maio avanza? Non sono i barbari
«Io non ho mai pensato che il M5S fosse transitorio e rido quando mi dicono che nel 2013 sbagliai un rigore a porta vuota. I sondaggi riconoscono gli sforzi del M5S di uscire da una vocazione protestataria e a loro dico: “Cari 5 stelle scegliete di essere partito, cioè una parte, una verità parziale. Nella pretesa di essere un movimento che ha tutte le verità in tasca c’è un piccolo germe autoritario da estirpare”».
La legge elettorale
«L’Italicum va cambiato. Siamo gli unici che hanno nel dna il vincitore obbligatorio»
Perché si preoccupa della strategia degli avversari?
«È importante per la democrazia. Non possiamo pensare che debba esserci un vincitore obbligatorio, perché fuori ci sono i barbari. Non funziona. È un riflesso mentale del tempo dei blocchi, Dc e Pci».
Nel 2018 il leader del Pd vincerà al primo turno?
«Da qui al 2018 ne possono cambiare di cose... Non si può far girare tutto attorno al vincere o perdere. C’è l’Italia che ha problemi e ci sono tre parole chiave da pronunciare: produttività, investimenti e riduzione della forbice sociale, senza cui non c’è crescita. Parlo di fisco e sanità, su cui ho preoccupazioni non piccole».
Lei come vede le Amministrative?
anni e mezzo La durata dell’incarico da segretario del Pd di Bersani, dall’ottobre 2009 all’aprile 2013
Per Renzi si eleggono i sindaci, non il premier.
«Ridurre il significato di queste elezioni non è il modo migliore per motivare i nostri. Se non contano niente ci riposiamo tutti, io invece penso sia un appuntamento importante. Negli ultimi anni abbiamo vinto nei comuni perché il Pd si è messo con umiltà a organizzare il campo di un centrosinistra civico ampio».
Siete in tempo? A Roma e a Napoli non avete i candidati.
«Una politica così non la improvvisi all’ultimo. Chi dirige, diriga. Dica cosa pensa di fare per vincere e noi siamo tutti pronti a combattere».
Fa bene il premier a sfidare l’Europa?
«Non è sbagliato alzare la voce con la Germania, ma se vogliamo farci capire dai tedeschi dobbiamo spiegare come recuperare produttività, ridurre il debito e gestire le sofferenze e gli incagli delle nostre banche. Questo è il terreno su cui combattere e su cui chiedere con forza politiche che non ci penalizzino. Se ai tedeschi parliamo solo di Italicum e Senato avremo qualche zero virgola, ma non otterremo una sponda vera dall’Europa».
Come vede gli sviluppi dell’inchiesta su Banca Etruria?