Corriere della Sera

Mika, ritorno in Libano tra i profughi: «Qui per ascoltare le loro storie»

- Davide Casati

Ètornato in Libano, nel luogo dov’è nato e da cui la guerra l’aveva cacciato, 21 anni fa. Ed è tornato per incontrare chi, in Libano, arriva ora, in fuga da altri conflitti. Appena prima di Natale, Mika ha deciso di onorare il suo ruolo di supporter dell’Unhcr (l’Agenzia Onu per i rifugiati) visitando i campi dove si trovano gli 1,1 milioni di profughi siriani arrivati nel corso degli ultimi 4 anni. «Arrivato lì, ho continuato a fare domande. Volevo conoscere quelle persone, ascoltare le loro storie», spiega il cantautore e volto di X Factor: che racconterà quei volti e quelle storie domani e dopo sul sito del Corriere della Sera, con due video reportage accompagna­ti da foto e testi in esclusiva. Sono immagini che, spiega Mika, «traboccano di vita»: di dolore, tristezza, fatica; ma anche di tenerezza e forza. Dall’uomo che aveva un minimarket ad Aleppo e ora ha perso tutto, al giovane cui una bomba ha strappato una gamba e che ora sta ricostruen­do la sua vita con la moglie, incontrata nel campo profughi. Da Sameer, che ha rischiato la morte per mano dell’Isis a causa della sua omosessual­ità, alla famiglia costretta a vivere in un vecchio pollaio, senza finestre né acqua corrente. Per loro Unhcr lavora ogni giorno; e per aiutarli, nel quinto inverno lontani dalle loro case, Mika presenta nei video il progetto Warm their hearts. «I rifugiati hanno bisogno di tutto: coperte, stufe, vestiti, fornelli», spiega l’Agenzia. Ogni contributo, per quanto piccolo, può fare la differenza (è possibile donare attraverso il sito www.unhcr.it): perché, racconta ancora Mika, «serve un lavoro immenso, per poter ridare a ognuna di queste persone la speranza di giorni nuovi».

 ??  ?? Insieme MIka (al centro), «High profile supporter» di Unhcr, durante l’incontro con un’anziana rifugiata siriana nel campo di Nahme, in Libano ( Unhcr/Jordi Matas)
Insieme MIka (al centro), «High profile supporter» di Unhcr, durante l’incontro con un’anziana rifugiata siriana nel campo di Nahme, in Libano ( Unhcr/Jordi Matas)

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