Il caso
Zhou Enlai (1898-1976) è stato premier della Cina dal 1949 alla morte e uno dei massimi dirigenti rivoluzionari rimproverò la moglie anche perché «i figli non sono in conflitto con gli impegni rivoluzionari, servono a ereditarli e a proseguire il lavoro dei genitori». Però, anche la seconda gestazione, nel 1926, sarebbe finita con un aborto, causato questa volta dalle condizioni difficili in cui erano costretti Zhou e la moglie, sempre in fuga tra Guangzhou, Hong- Kong e Shanghai, per sottrarsi alla caccia dei nazionalisti.
Naturalmente, avere o non avere figli, nutrire una profonda amicizia per un compagno di studi, non significa niente. L’autrice ha passato tre anni a fare ricerche d’archivio e ammette di non aver trovato alcuna prova documentale di una relazione fisica tra Zhou e Li e nemmeno uno scritto che rivelasse amore da parte di Li: solo
Libretto Rosso Da sinistra: Zhou Enlai, Mao Zedong e Lin Piao
quella frase troncata nel diario. Però sostiene che l’omosessualità nascosta spiegherebbe anche perché Zhou Enlai, nonostante le disapprovasse, non si impegnò mai fino in fondo per fermare le politiche autoritarie di Mao Zedong: avrebbe avuto paura di essere ricattabile per il suo segreto.