Si tagliano lo stipendio per pagare le vaccinazioni
Il più coraggioso pare sia stato il direttore dell’azienda ospedaliera universitaria di Siena, Luigi Tosi, che ha rinunciato senza batter ciglio a un assegno da 60 mila euro lordi, arretrati compresi. Generosi anche gli altri colleghi (direttori generali, sanitari e amministrativi delle Asl toscane) che hanno deciso tagli del 50% all’indennità di risultato. Laura Benedetto, ex direttore dell’Asl senese, ha poi superato tutti rinunciando con una firma al 100% del malloppo. Certo, Benedetto è la moglie del governatore Enrico Rossi, che da sempre è contrario a quell’indennità, ma c’è chi ha apprezzato il «nobile gesto». I contrari? Tre o quattro su un centinaio di «aventi diritto». Alla fine la Regione ha salvato un «tesoretto» di tre milioni di euro che servirà per continuare la campagna straordinaria di vaccinazione contro la meningite Ce B (38 casi con sette morti) che nel 2015 ha afflitto la Toscana. L’obiettivo è quello di vaccinare più di 3 milioni di cittadini. Ma non chiamatela strenna natalizia. «I regali non c’entrano — spiega Luigi Tosi —, la nostra è stata una scelta responsabile». Che ha anche evitato una super causa contro la Regione che, con una decisione unilaterale, per tre anni si era rifiutata di pagare. Così ecco arrivare la mediazione. L’assessore Stefania Saccardi ha riunito i dirigenti. «E ho proposto un taglio della metà del compenso per finanziare la campagna di vaccinazione — racconta — e la maggioranza ha accettato dando prova di sobrietà e solidarietà». La vicenda sta suscitando qualche polemica politica. Stefano Mugnai, capogruppo consiliare di Forza Italia e vice presidente commissione Sanità, parla di un’azione diversiva per sviare l’attenzione sul problema dei tagli alla sanità appena approvati in Consiglio regionale.