L’altra prospettiva e il dovere di raccontarla
Scorrendo «Buongiorno Italia» se dovesse permanere in qualcuno un senso di disagio (o forse di fastidio) di fronte a tante storie positive di impegno e realizzazioni concrete nel campo del lavoro, della cultura, del volontariato, della convivenza civile, varrebbe la pena di leggere cosa dice la scienza riguardo alle «buone notizie». Come ci spiega Anna Meldolesi, non è vero che siamo attirati solo dalla triade di «S» (sesso, soldi, sangue). La buona sorte di un estraneo mette in moto la nostra capacità di empatia e nella corteccia cingolata anteriore si manifestano reazioni «virali». Insomma il nostro cervello promuove la bellezza morale. Abbiamo la sensazione che una buona parte dei lettori potrebbe confermare questa fenomenologia. In molti di loro si diffonde la stanchezza di vedersi proposta una dimensione solamente negativa della vita. È una «ribellione» che accomuna i protagonisti di queste storie, alle prese con problemi e ingiustizie del mondo del lavoro, catastrofi naturali, immigrazione, malattie, danni all’ambiente e umiliazioni agli animali. Eppure esempi di reazione, genialità e organizzazione per affrontare le circostanze in modo costruttivo. Un volontariato attivo che è una vera ricchezza del Paese. Silenzioso, spesso nascosto. Per chi opera nell’informazione è un dovere «scovarlo» e raccontarlo.