Corriere della Sera

Vermi e cavoli

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fungeva da zona residenzia­le per ricchi aristocrat­ici e impiegati di corte.

Oggi sta subendo un’ulteriore trasformaz­ione con l’apertura di gallerie, ristoranti­ni, caffè, negozi di artigianat­o e il trasferime­nto di studi di architetti e artisti che ne fanno il quartiere intellettu­al-chic di Seul. Un giro per le stradine è particolar­mente gradevole anche per le vedute che si aprono sul panorama cittadino (Bukchon è in posizione leggerment­e sopraeleva­ta) e per gli incontri che si possono fare con ragazze vestite in costumi tradiziona­li che dopo qualche risolino non disdegnano di posare per un selfie. Anzi, non è raro vedere coppie di giovani indugiare avvolti in antiche vesti: vengono qui per scoccare la proposta di matrimonio.

Una lunga passeggiat­a (o una breve corsa in taxi) porta dall’altro lato del centro, verso il Namdaemun Market, il più grande mercato di tutta la Corea con oltre 10 mila negozi, negozietti e chioschi. Se si sceglie di camminare, si può fare una pausa riposante al Cheongyech­eon, un corso d’acqua a cascate che attraversa la capitale, eccellente esempio di riqualific­azione urbanistic­a diventato l’oasi cittadina d’elezione per gli abitanti di Seul in cerca di ristoro e svago. Qui si può sostare all’aperto e approfitta­re delle temperatur­e miti che la città regala in primavera e autunno (gli inverni sono gelidi e le estati umide e piovose): in particolar­e fra settembre e novembre le giornate restano soleggiate e invitanti.

Il Namdaemun Market, detto francament­e, non offre grandi occasioni di shopping: tutto è abbastanza dozzinale e ultra low-cost. Ma può essere affascinan­te immergersi per qualche ora nell’atmosfera locale e, per i più coraggiosi, farsi tentare dallo street food che qui regna sovrano. Con qualche avvertenza. Ci si può imbattere nella signora che rimesta un calderone fumante dove galleggian­o quelli che sembrano gnocchetti sardi: e invece sono grossi vermi, che i locali infilzano con lo stuzzicade­nti e portano alla bocca con evidente soddisfazi­one. Sono ricchi di proteine, assicurano. Contenti loro... E qui veniamo al capitolo cibo. Anche per chi ama le cucine asiatiche, dalla giapponese alla cinese, la gastronomi­a coreana non è di facile approccio. Il piatto nazionale è il kimchi, cavolo fermentato e piccante che si trova su ogni tavola e che diventa perfino protagonis­ta di un grande festival nel centro di Seul. Tutte le preparazio­ni sono molto speziate e per lo più piccanti, non molto vicine al nostro palato. Ma nella capitale coreana non si corre il rischio di restare affamati: come ogni metropoli internazio­nale che si rispetti, offre tutte le cucine del mondo, in particolar­e quelle asiatiche, fino a steakhouse e pizzerie più vicine a noi. Sul versante shopping offre più interesse una passeggiat­a lungo Insadong, la strada pedonale costellata di negozi d’antiquaria­to, gallerie d’arte e di artigianat­o. Fondata nel 18 a.C., con il nome di Wiryeseong, Seul è una delle città più popolose dell’Asia. Secondo un censimento del 2007 gli abitanti sono circa dieci milioni, ma il numero sale a 25 se si considera l’intera area metropolit­ana. La città, nota per i grattaciel­i, sorge sul fiume Han: ha assunto il nome Seul nel 1945, con l’uscita delle truppe giapponesi

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