Sciabolate di luce per il Debussy diretto da Rattle
La luce! Come una guida, come un anelito costante, la luce percorre l’originale versione semiscenica di Pelléas et Mélisande di Debussy, ideata da Peter Sellars per i Berliner Philharmoniker diretti da Simon Rattle. Uno degli eventi clou della stagione berlinese, accolto con quasi otto minuti di applausi e finale standing ovation in una Philharmonie trasformata dall’elfico regista statunitense in una topografia di punti luminosi: lunghi neon fluorescenti, rosso, violetto, azzurro, a segnare torri, castelli, foreste misteriose; quasi a trafiggere le oscurità di un capolavoro fuori dal tempo e dallo spazio, storia di corone e anelli nuziali perduti nel buio di fontane fatali, di grotte che odorano di morte, di sospetti e nere gelosie...
Al bianco della luce più pura tendono i Berliner, trasparenti e leggeri in ogni dettaglio. I colori accendono invece l’alta resa drammatica dell’opera: i protagonisti salgono e scendono le ripide scalinate della Philharmonie, appaiono sugli spigoli tra sciabolate di giallo o verde acido, si avvinghiano, si amano, lottano furiosi. Rattle trasforma il lento salmodiare di Debussy in una recitazione veloce e aggressiva: Christian Gerhaher (Pelléas), baritono chiaro e duttile, in una parte che tocca il La acuto, brucia di una passione nervosa, con qualche eccesso gestuale. Mentre sul tormentato Golaud di Gerald Finley, o sul dolente vibrato di Bernarda Fink (Geneviève) si staglia la magnifica Magdalena Kozena, Mélisande dal timbro caldo e flessuoso: indecifrabile e ferina, sembra venire da un altro mondo, lei che sola scorge «rose nelle tenebre», mai estatica, mai davvero innocente...