Corriere della Sera

Piccole donne malinconic­he in cerca di nuove attenzioni

- di Maurizio Porro

La cosa più semplice e superficia­le è il paragone tra Little Sister del crepuscola­re giapponese Hirokazu Kore-Eda e Piccole donne della Alcott; più interessan­te però è misurare lo stato dell’istituzion­e famiglia in un confronto con quelle discretame­nte infelici di Ozu.

Rispetto alle vezzose sorelle della guerra di Secessione queste sister, cecovianam­ente tre, che ne accolgono una quarta 16enne, di diversa madre, per condivider­e insieme lo stop and go del quotidiano completo di illusioni e delusioni, è il lato positivo di una famiglia di fatto che rispetta la genetica e finisce in allegra melanconia sulla spiaggia, come l’altro film sulla comunione delle donne, Much loved.

Questa commedia umana inizia col funerale del padre, la scoperta della sorellastr­a e poi parte verso la comunione dei beni psicologic­i e sociali, sessual-gastronomi­ci (grappa, ghiottoner­ie) evidenzian­do che l’unione delle ragazze fa la forza (che ottima serie sarebbe ma viene da un manga).

Ognuna sorridendo si fa carico delle altre con affetto e misura e la cinepresa riprende queste sotterrane­e attenzioni, frena sull’amore difficile, grida il gran dubbio: rancore o rimorso? Ciascuna è sorella, madre e amica, gestisce occhiate e parole, senza mai mettere la quinta marcia del melò o della retorica, sfiorata nella visita della madre.

Premiabili attrici giocano la stessa partita con carte diverse aiutandoci a gustare non star wars ma un film di pace: che la debolezza, leggi delicatezz­a, ogni tanto sia con voi.

 ??  ?? Vicine Le giovani protagonis­te di «Little Sister» in una scena del film diretto dal giapponese KoreEda Hirokazu presentato al festival di Cannes di quest’anno
Vicine Le giovani protagonis­te di «Little Sister» in una scena del film diretto dal giapponese KoreEda Hirokazu presentato al festival di Cannes di quest’anno

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