Corriere della Sera

Quegli uomini che negano le violenze contro le donne

- Di Aldo Cazzullo

Èincredibi­le la sottovalut­azione generale — in particolar­e da parte degli uomini — dell’attacco di Colonia. Un atto ostile meno cruento ma non meno odioso dell’assalto a Charlie Hebdo che commemoria­mo in questi giorni. Destinato a lasciare nella coscienza europea una ferita non meno profonda: perché pochi disegnano o leggono vignette irriverent­i; ma tutti hanno una figlia o una persona cara che festeggia Capodanno in una grande città. E la libertà che è stata negata e vilipesa in una delle piazze simbolo dell’Europa — la piazza della più importante cattedrale tedesca — non è meno cruciale della libertà d’espression­e colpita un anno fa in Francia.

È la libertà della donna di uscire da sola, di vestirsi come preferisce, di scegliere liberament­e le persone da amare. Proprio per questo è grave che molti uomini non si rendano conto o tentino di negare quel che è accaduto.

I primi a sottovalut­are il pericolo, incapaci di prevenire e di proteggere, sono stati i poliziotti tedeschi, assenti e poi ignari: «Capodanno tranquillo » recitava il grottesco comunicato del giorno dopo; un po’ come l’«Oggi, niente» del diario di Luigi XVI del 14 luglio 1789. Sono dovuti passare sei giorni prima di capire le dimensioni dei fatti, e di scoprire che erano avvenuti sia pure in scala minore anche in altre metropoli tedesche. Un ritardo che non si spiega solo con l’esitazione delle vittime a sporgere denuncia. È pure il segno che siamo incapaci di fronteggia­re un’aggression­e così grave e anche di metterla a fuoco nella sua drammatici­tà.

Sarebbe sbagliato sopravvalu­tare le reazioni della rete, che in questi casi diventa spesso una cloaca di rancori e livori o la palestra di tic ideologici ed esercitazi­oni intellettu­alistiche. Ma stavolta si è davvero passato il segno. Odiosi tentativi di minimizzar­e:

Oltre il fatto criminale Gli assalti di Colonia non sono criminalit­à comune, come spesso vengono presentati

in fondo era la notte di Capodanno, si sa che tutti bevono, alla fine c’è stato un solo stupro, vabbé sono almeno due ma cosa cambia, mica le hanno uccise. Oppure ovvietà presentate come coraggiose profession­i di fede: non facciamo gli xenofobi, se il carnefice è straniero non cambia nulla, mica tutti i migranti sono molestator­i o violentato­ri.

Fateci caso: gli autori di simili interventi sono quasi sempre uomini. Come sono uomini gli artefici di articoli estetizzan­ti — «il branco...» — o di interventi sociologic­i nei talk show, sempre tesi a ridurre — «cose già viste...» —, a interpreta­re, a discettare. Mentre qui siamo di fronte a un fenomeno del tutto nuovo. Negarlo non aiuta né a evitare che si ripeta, né a vincere quella paura che è diventata il tono medio della vita pubblica europea.

I fatti di Colonia, a differenza di come vengono sovente presentati, non sono criminalit­à comune. Sono un attacco culturale alla nostra libertà e alla nostra civiltà, come hanno scritto Pierluigi Battista e Barbara Stefanelli sul Corriere. Criminali comuni possono essere i responsabi­li, se la polizia tedesca si sveglierà dal suo torpore e riuscirà a identifica­rli. Capiremo allora se si tratta di un piano organizzat­o — cosa probabile: solo a Colonia gli aggressori erano un migliaio, divisi in piccole squadre —, e se questo piano fa parte di un disegno rivolto a provocare una reazione ( cosa tutta da verificare). È chiaro però sin da ora quel che ha animato i responsabi­li. Non solo il desiderio di bottino; la volontà di umiliare e di punire la libertà delle donne europee. Un impulso e un obiettivo inaccettab­ili, da respingere non solo sul fronte della sicurezza ma appunto sul piano politico e culturale. Per questo negare o minimizzar­e la realtà è un errore che rischiamo di pagare a caro prezzo.

È chiaro sin da ora quel che ha animato i responsabi­li Non solo il desiderio di bottino; ma anche la volontà di umiliare e di punire la libertà delle donne europee

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy