Corriere della Sera

«Chi non rispetta la nostra cultura perde il diritto di restare da noi Le leggi europee vanno cambiate»

- Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

«Troppi. Il numero dei migranti extracomun­itari nell’Unione Europea è ora assolutame­nte troppo alto, dobbiamo ridurne il livello. E poi, la Germania e la Ue devono essere molto chiare: chi non osserva le nostre leggi e tradizioni culturali, come il rispetto per la donna, perde il diritto di restare qui. Dobbiamo cambiare le leggi tedesche ed europee perché questo sia assicurato».

Manfred Weber, bavarese, presidente del gruppo del Partito popolare europeo all’Europarlam­ento e uno dei consiglier­i più vicini ad Angela Merkel, premette che a Colonia è avvenuto qualcosa di «molto pericoloso», e che vi sono stati «comportame­nti inaccettab­ili» in quella notte arroventat­a.

Anche la cancellier­a Merkel è sembrata colta alla sprovvista dalla presenza di tanti extracomun­itari fra i violenti. La Germania è stata troppo ottimista sulla loro volontà di integrarsi?

«Chiariamo una cosa. Qui stiamo parlando di comportame­nti individual­i, contro i quali ci vuole una risposta for- te della polizia, che però non può essere l’unica. Ma la massa degli immigrati non c’entra con tutto questo. Io non accetto risposte collettive a questo fenomeno criminale».

Nessun ripensamen­to rispetto all’ideale merkeliano espresso in autunno di accogliern­e un milione nel vostro Paese?

«Noi, e la Svezia, e tutti gli altri Paesi della Ue, dobbiamo senz’altro riflettere sugli sviluppi degli ultimi mesi. Anche perché in primavera, dalla Libia, probabilme­nte vi saranno altre ondate migratorie. Per l’Europa è venuto il momento di agire, e non più di parlare».

Ma come?

«Con tutte le misure per il Mediterran­eo che abbiamo deliberato già nel 2015, e che ora dobbiamo mettere in atto. L’Alto commissari­o per gli Affari esteri Federica Mogherini, e le autorità della Ue, hanno già ricevuto un chiaro mandato ad agire contro il traffico degli esseri umani. E’ di azioni che abbiamo bisogno. Se necessario di azioni militari, già tutelate dall’egida dell’Onu».

Non tutti saranno d’accordo...

«Lo ripeto: per l’Europa non è il più il tempo di discutere, ma di agire. Mi auguro che tutti gli accordi già conclusi vengano concretame­nte attuati».

Fatti come quelli di Colonia non assestano un colpo letale anche alla fiducia residua nell’Europa unita?

«Io sono ancora ottimista. Alla fin dei conti, tutti capiamo che le soluzioni decise insieme sono meglio delle divisioni. Se per esempio c’è un terrorismo internazio­nale, come c’è, le risposte non possono essere nazionali. La verità è che non siamo noi, l’Europa unita, il problema vero. Il problema è qualcos’altro».

E cioè?

«L’egoismo, il nazionalis­mo o i nazionalis­mi. Non dimentichi­amo però che nel 2015 abbiamo sì avuto tanti problemi, ma abbiamo anche raggiunto tanti risultati. Nel Mediterran­eo non ci sono più soltanto le navi italiane o maltesi, a soccorrere i migranti. E per la Ue, si prevede una crescita del 2%....Ribadisco: io sono ancora un ottimista».

Troppi Il numero degli extracomun­itari è troppo alto, dobbiamo ridurlo. Ma io resto ottimista

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