Il Pd riapre ai centristi sulle unioni civili
Timori per il voto segreto, il governo prende tempo e si rimette alla libertà di coscienza L’ipotesi: paletti alla stepchild adoption e richiamo alla legge 40 per la maternità surrogata
ROMA C’è preoccupazione montante nel Partito democratico per le votazioni segrete sulle unioni civili che, a partire dal 26 gennaio, infiammeranno il Senato. Senza la bussola del relatore e con il governo «muto» — che non darà i pareri sugli emendamenti contrari alla «stepchild adoption» o a quelli favorevoli all’affido rafforzato chiesto da 30 senatori del Pd — il confronto sul disegno di legge Cirinnà rischia di trasformarsi in un Vietnam parlamentare.
Con la consapevolezza, maturata in casa dem, che nelle votazioni segrete potrebbe spuntarla perfino chi vuole sabotare l’intero testo che introduce nel nostro ordinamento (come ci chiede l’Europa) le unioni civili per le coppie omosessuali. A quel punto i rapporti del Pd con i centristi che appoggiano il governo Renzi sarebbero ai minimi storici. Per questo non è escluso che, prima o poi, il ddl Cirinnà possa anche subire un’altra battuta d’arresto (magari un rinvio in commissione) per lasciare l’aula al voto sulla riforma del Senato: quella è la «partita della vita» per Renzi, alla quale stavolta dovranno dire sì almeno 161 senatori.
Ieri il premier Matteo Renzi ha convocato il ministro Maria Elena Boschi (Riforme e Rapporti con il Parlamento) e i capigruppo dem Zanda e Rosato. Le decisioni assunte, con il governo che ufficialmente non prende posizione sulle adozioni per le coppie gay, sono tattiche: il 18 non si farà la direzione del partito perché la «patata bollente» passerà al gruppo dem del Senato che prima del 26 dovrà fare la sintesi e dare un’indicazione di voto, pur garantendo la libertà di coscienza. In questa prospettiva, il Pd non lascia cadere l’ipotesi di una maggioranza diversa sulle unioni civili, con Sel e M5S, ma ora strizza l’occhio ai centristi.
Alla Camera (con la presidente Ferranti e i deputati Walter Verini e Fabrizia Giuliani, che prima di Natale ha lanciato con il movimento «Se non ora quando» un appello contro l’utero in affitto) e al Senato, con Tonini e Russo, è iniziato un intenso lavorìo per recuperare i consensi dell’ala dialogante dei centristi guidata da Schifani e da Cicchitto. Però, prima di ricucire con gli uomini di Alfano, il capogruppo Luigi Zanda dovrà vedersela con i senatori dem che non vogliono l’adozione del figliastro (stepchild adoption) previsto dal ddl Cirinnà per le coppie omosessuali.
La «terza via» immaginata dal Pd, criticata però dai parlamentari che masticano diritto costituzionale, prevede di mettere un paletto temporale alla stepchild adoption per evitare l’incremento della pratica dell’utero in affitto: così l’adozione del figliastro verrebbe
concessa per i bambini nati prima dell’entrata in vigore della legge mentre per i nascituri il rapporto con il partner (o la partner) del genitore biologico sarebbe regolato dall’affido rafforzato. La seconda apertura a Ncd riguarda un richiamo nel testo Cirinnà delle sanzioni previste dalla legge 40 su chi fa ricorso in Italia alla pratica della maternità surrogata. Il ministro Alfano chiede che questo reato sia considerato «universale» (punibile anche se commesso all’estero) ma la pena prevista dalla legge 40, fino a due anni, non consente di accontentare i centristi. «Accogliamo con favore la notizia sull’intenzione di Renzi di ribadire nel testo Cirinnà la condanna dell’utero in affitto», commenta il centrista Rocco Buttiglione.
Buttiglione sull’utero in affitto: accogliamo con favore l’intenzione di Renzi