Renzi chiama Putin, intesa sull’energia «Avanti con progetti in comune»
Chiarimento sull’ostilità manifestata dal premier italiano al raddoppio di Nord Stream
ROMA Non solo auguri per il Natale ortodosso, nella telefonata che Matteo Renzi ha fatto ieri mattina al presidente russo Vladimir Putin, al suo primo appuntamento del 2016 con un altro capo di governo del G20.
L’ attualità internazionale è stata al centro del colloquio tra il presidente del Consiglio e il leader del Cremlino: Siria, conflitto tra Iran e Arabia Saudita, lotta al terrorismo jihadista, la partita energetica in corso nel triangolo Europa-Russia-Medio Oriente hanno dominato lo scambio.
C’è piena convergenza tra Roma e Mosca sulla necessità che lo scontro politico, con sfondo di settarismo religioso, in atto tra Teheran e Riad non sfugga di mano, sfociando in qualcosa di molto più grave e soprattutto non distrugga l’embrione di intesa politica prodottosi nelle scorse settimane per dare una soluzione alla crisi siriana. Essere riusciti a far sedere allo stesso tavolo Iran e Arabia Saudita, cioè due fra i più importanti «burattinai» della guerra civile in Siria, è stato infatti il vero successo iniziale dell’operazione, che ora però rischia di essere vanificato dalla provocazione saudita e dal gioco di reazione e controreazione che ha innescato.
Il Cremlino ha offerto nei giorni scorsi la sua mediazione, ma sono in primo luogo gli Stati Uniti a dover spingere alla moderazione il regime wahabita di Riad, loro alleato di riferimento nella regione. Putin e Renzi, secondo una nota del Cremlino, si sono concentrati «sulle prospettive per mettere fine al conflitto in Siria». Ed entrambi hanno sottolineato «l’importanza di combattere il terrorismo internazionale».
Ma la parte più delicata del colloquio è stata quella dedicata ai temi energetici. Nelle scorse settimane, il nostro premier aveva alzato la voce in sede europea, sollevando serie obiezioni contro i doppi standard applicati in materia di approvvigionamento energetico nella Ue, dove da un lato viene cancellato il South Stream, il viadotto che avrebbe dovuto portare il gas russo in Italia via Turchia, mentre dall’altro Germania, Olanda e Francia annunciano il raddoppio del Nord Stream, l’altra condotta che arriva in Europa dalla Russia passando sotto il Baltico e aggirando l’Ucraina.
Il raddoppio, è il senso dell’impennata di Renzi, va contro la necessità di diversificare geograficamente e politicamente la dipendenza energetica dell’Europa, predicata da Bruxelles.
La polemica non era piaciuta al Cremlino, prendendo di mira un progetto ritenuto strategico da Mosca. Ma, come ha ripetuto ieri Renzi a Vladimir Putin, lo spirito dell’uscita non era tanto in funzione anti russa, quanto mirato soprattutto a mettere in luce le contraddizioni dell’atteggiamento di chi, leggi Germania e Francia, teorizza una cosa e ne fa un’altra.
«I russi capiscono perfettamente la nostra posizione», hanno detto fonti diplomatiche. E la nota del Cremlino, pur nel suo linguaggio sibillino, sembra confermarlo: «I due leader hanno riaffermato l’importanza di continuare il lavoro comune nell’implementare progetti energetici di reciproco interesse».