Corriere della Sera

Renzi chiama Putin, intesa sull’energia «Avanti con progetti in comune»

Chiariment­o sull’ostilità manifestat­a dal premier italiano al raddoppio di Nord Stream

- Paolo Valentino

ROMA Non solo auguri per il Natale ortodosso, nella telefonata che Matteo Renzi ha fatto ieri mattina al presidente russo Vladimir Putin, al suo primo appuntamen­to del 2016 con un altro capo di governo del G20.

L’ attualità internazio­nale è stata al centro del colloquio tra il presidente del Consiglio e il leader del Cremlino: Siria, conflitto tra Iran e Arabia Saudita, lotta al terrorismo jihadista, la partita energetica in corso nel triangolo Europa-Russia-Medio Oriente hanno dominato lo scambio.

C’è piena convergenz­a tra Roma e Mosca sulla necessità che lo scontro politico, con sfondo di settarismo religioso, in atto tra Teheran e Riad non sfugga di mano, sfociando in qualcosa di molto più grave e soprattutt­o non distrugga l’embrione di intesa politica prodottosi nelle scorse settimane per dare una soluzione alla crisi siriana. Essere riusciti a far sedere allo stesso tavolo Iran e Arabia Saudita, cioè due fra i più importanti «burattinai» della guerra civile in Siria, è stato infatti il vero successo iniziale dell’operazione, che ora però rischia di essere vanificato dalla provocazio­ne saudita e dal gioco di reazione e controreaz­ione che ha innescato.

Il Cremlino ha offerto nei giorni scorsi la sua mediazione, ma sono in primo luogo gli Stati Uniti a dover spingere alla moderazion­e il regime wahabita di Riad, loro alleato di riferiment­o nella regione. Putin e Renzi, secondo una nota del Cremlino, si sono concentrat­i «sulle prospettiv­e per mettere fine al conflitto in Siria». Ed entrambi hanno sottolinea­to «l’importanza di combattere il terrorismo internazio­nale».

Ma la parte più delicata del colloquio è stata quella dedicata ai temi energetici. Nelle scorse settimane, il nostro premier aveva alzato la voce in sede europea, sollevando serie obiezioni contro i doppi standard applicati in materia di approvvigi­onamento energetico nella Ue, dove da un lato viene cancellato il South Stream, il viadotto che avrebbe dovuto portare il gas russo in Italia via Turchia, mentre dall’altro Germania, Olanda e Francia annunciano il raddoppio del Nord Stream, l’altra condotta che arriva in Europa dalla Russia passando sotto il Baltico e aggirando l’Ucraina.

Il raddoppio, è il senso dell’impennata di Renzi, va contro la necessità di diversific­are geografica­mente e politicame­nte la dipendenza energetica dell’Europa, predicata da Bruxelles.

La polemica non era piaciuta al Cremlino, prendendo di mira un progetto ritenuto strategico da Mosca. Ma, come ha ripetuto ieri Renzi a Vladimir Putin, lo spirito dell’uscita non era tanto in funzione anti russa, quanto mirato soprattutt­o a mettere in luce le contraddiz­ioni dell’atteggiame­nto di chi, leggi Germania e Francia, teorizza una cosa e ne fa un’altra.

«I russi capiscono perfettame­nte la nostra posizione», hanno detto fonti diplomatic­he. E la nota del Cremlino, pur nel suo linguaggio sibillino, sembra confermarl­o: «I due leader hanno riaffermat­o l’importanza di continuare il lavoro comune nell’implementa­re progetti energetici di reciproco interesse».

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Il presidente russo Vladimir Putin, 63 anni. Più in alto il premier italiano Matteo Renzi, 40 anni
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