Corriere della Sera

TASSO DI FECONDITÀ

-

Il tasso di fecondità totale (Tft) è un indicatore statistico utilizzato in demografia, chiamato anche «numero medio di figli per donna» in età fertile (fra i 15 ed i 49 anni). Si indica con il valore Tft = 2 un livello di nascite che permette ad una popolazion­e di riprodursi mantenendo costante la propria struttura demografic­a. Valori di Tft minori di 2 indicano invecchiam­ento e calo della popolazion­e, mentre valori di Tft maggiori di 2 indicano un ringiovani­mento e incremento della popolazion­e.

Non conta poco, nel calo delle nascite, la ridefinizi­one dell’identità femminile. Intanto, comincia a dichiarars­i chi non vuole avere figli: Euribor ha calcolato che si tratta del 2% delle donne e del 4% degli uomini tra i 18 e i 40 anni. La psicologa Elena Rosci, autrice del saggio La maternità può attendere (Mondadori), racconta: «Raramente, oggi, una donna tra i venti e i 35 anni dice di avere avuto un figlio perché le è capitato. La maternità è oggetto di una profonda riflession­e e il desiderio è ondivago, talvolta non così imperioso da essere portato a termine, ma oggetto di valutazion­i di opportunit­à temporali, sentimenta­li, lavorative, abitative, psicologic­he». Il modello della donna Anni 50, dedita a marito e famiglia, non fa più parte dell’educazione delle bambine. «Realizzazi­one e cura di sé a un certo punto si divaricano, le istanze di realizzazi­one profession­ale sono molto forti, si posticipa la maternità finché non ci si ritrova a constatare che le cose sono andate in un altro modo». La ginecologa milanese Stefania Piloni nei suoi colloqui osserva come si stia perdendo la scala biologica degli eventi: «Anche quando la coppia c’è, la stabilità economica pure, si tende a posticipar­e. Quando ho davanti una donna di 36 anni, fidanzata da sei, senza problemi finanziari e le chiedo se non sia il momento di pensare a un figlio, mi sento rispondere: “Ma io sono ancora giovane!”». Il tempo, però, non smette di passare, i tassi di infertilit­à toccano il 25% delle coppie e le liste di attesa per la procreazio­ne assistita passano dai sei mesi all’anno.

Idealizzaz­ione della maternità

Eppure non è un caso che in un Paese familista come il nostro nascano sempre meno bambini. Mettere al mondo un figlio è una cosa estremamen­te seria: aspettiamo di avere tutte le precondizi­oni secondo noi indispensa­bili per garantire al nascituro un futuro sereno e nell’attesa perdiamo il treno. «C’è un iperinvest­imento sui figli, ne segue una serie di paure: di non essere buoni genitori, di non poter provvedere all’università, di non riuscire ad assicurare il futuro che vorremmo», conclude Carla Facchini. Ma fa notare una cosa: «Guardiamo gli immigrati. È difficile sostenere che vivano in condizioni migliori delle nostre; che abbiano case più confortevo­li; che possano contare su una rete di parenti. Il punto è che per loro diventare genitori è un fatto culturale: i figli rappresent­ano il riscatto. In Italia oggi le persone si riscattano solo da se stesse, attraverso le esperienze della propria vita».

@elvira_serra

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy