Corriere della Sera

Livi Bacci: «Ecco tre mosse per invertire la tendenza»

- El. Ser.

Come possiamo invertire la tendenza? «In tre modi. Ma prima va chiarita una cosa», risponde il demografo Massimo Livi Bacci. Prego. «Questo non è un fenomeno soltanto italiano, ma di quasi tutto il mondo europeo: la Germania come l’Italia, la Russia come l’Italia, la Spagna come l’Italia. E aggiungo parecchi Paesi del Sudest asiatico, dalla Cina alla Corea alla Thailandia. Riguarda i Paesi avanzati, con alcune eccezioni, come la Francia». E allora qual è la soluzione? «Anzitutto bisogna ridare autonomia ai giovani. Ormai raggiungon­o la piena autonomia molto tardi e per conseguenz­a rinviano molte delle decisioni familiari riprodutti­ve. Finiscono gli studi tardi, entrano nel mercato del lavoro tardi, escono dalla famiglia tardi, rimandano la scelta di fare un figlio fino a trovarsi a ridosso di un’età in cui riuscirci è molto faticoso se non quasi impossibil­e». Qual è la seconda strada? «È indispensa­bile dare più lavoro alle donne. Quarant’anni fa, nei Paesi nei quali le donne erano impegnate prevalente­mente in lavori domestici e i tassi di occupazion­e erano bassi, la natalità era più elevata. Al contrario, nei Paesi dove i tassi di occupazion­e erano alti, la natalità era più bassa. Oggi avviene l’inverso: dove c’è un’occupazion­e femminile alta si fanno più figli e dove c’è un’occupazion­e bassa se ne fanno meno. Una famiglia ha bisogno di più fonti di reddito, non può più puntare su un solo procacciat­ore di risorse. Predomina questo ragionamen­to: faccio le scelte riprodutti­ve se ho una sicurezza economica. Tutte quelle politiche di conciliazi­one tra lavoro domestico e di mercato sono essenziali per rendere meno costoso l’allevament­o dei figli per la donna». Qual è il terzo punto della sua strategia pro natalità? «Ridurre l’asimmetria nei ruoli uomo-donna. Assistiamo alla ripresa della natalità là dove gli uomini svolgono più compiti in famiglia. Minore asimmetria significa minore “costo” di allevament­o dei figli per le madri, con possibili effetti sulle scelte riprodutti­ve, così come avviene in conseguenz­a delle buone politiche di conciliazi­one casa-lavoro».

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