Corriere della Sera

L’eredità dell’imprendito­re 1,5 milioni ai suoi operai

Varese, nel testamento di Piero Macchi 250 «regali di Natale» La vedova ha inviato ogni assegno con una lettera di ringraziam­ento

- Roberto Rotondo

Per i 250 dipendenti della Enoplastic, il regalo di Natale più inatteso è arrivato dall’Aldilà. Piero Macchi, il loro ex datore di lavoro scomparso lo scorso giugno a 87 anni, ha fatto in modo che mesi dopo la sua dipartita fosse recapitato a ognuno degli operai una busta. Dentro c’era una gratifica di qualche migliaio di euro, un grazie recapitato « post mortem» per la dedizione dimostrata sul lavoro. Così aveva messo nero su bianco nel suo testamento, il signor Piero, e così è stato. Dicono che Macchi abbia scritto le ultime volontà e abbia rivolto l’ultimo pensiero agli operai quando si è reso conto che non avrebbe superato una grave malattia che l’aveva colpito un anno fa.

La «favola di Natale» si è avverata a Bodio Lomnago, il piccolo paese in riva al lago di Varese dove ha sede la Enoplastic: i familiari del defunto hanno curato nei minimi dettagli l’operazione e fatto in modo che la busta fosse recapitata per tempo a tutti i dipendenti prima del 25 dicembre.

«Mio padre Piero Macchi — racconta la figlia Giovanna — ha disposto un lascito testamenta­rio complessiv­o di un milione e mezzo di euro. Ha agito, come sempre, nella piena autonomia delle proprie decisioni, con la collaboraz­ione di un notaio di fiducia e di un consulente del lavoro. E nel modo che riteneva più opportuno. Il tutto è stato gestito dalla moglie Carla, mia madre, che ha accompagna­to le buste per i singoli dipendenti con una toccante lettera di ringraziam­ento».

Macchi ha valutato di persona quanto spettasse a ciascuno degli operai, tenendo conto di tante circostanz­e, prima fra tutte gli anni passati al lavoro sotto i capannoni della Enoplastic. I più «giovani» sono stati premiati con duemila euro, per i più anziani si è arrivati a 10 mila. Ma per qualche famiglia che Macchi aveva particolar­mente a cuore la cifra è stata ancora più generosa.

«Forse a qualcuno il gesto ha cambiato la vita e questo era in fondo lo scopo del lascito» sottolinea la figlia del benefattor­e. Al rientro in azienda, molti dei beneficiat­i hanno chiesto di incontrare Giovanna per ringraziar­la di persona, commossi. La famiglia Macchi aveva fatto di tutto per tenere la notizia riservata, tenendo fede a un understate­ment che aveva sempre caratteriz­zato in vita il signor Piero. L’emozione suscitata dalla donazione ha convinto i familiari dell’imprendito­re a svelare qualcosa in più sulla generosità del defunto: «Mio padre in vita ha fatto tanta beneficenz­a — osserva ancora Giovanna — in maniera riservata, elargendo somme ad enti, ospedali e associazio­ni. Posso raccontare un episodio. Era malato da tempo. In una delle sue ultime trasferte per le cure a Varese si accorse che l’ambulanza non era in buono stato. Quando arrivammo in ospedale, disse ai volontari: “Se vengo fuori anche stavolta, vi compro l’ambulanza nuova”. Ne venne fuori, perché era un uomo forte, e la prima cosa che fece fu proprio comprare l’ambulanza nuova».

L’avventura del personaggi­o è andata di pari passo con quella dell’azienda. Piero Macchi la fondò nel 1957, costruendo tappi ed etichette per bottiglie di vino. Oggi l’azienda produce oltre 2,5 miliardi di pezzi all’anno, esporta in 86 Paesi del mondo, ha filiali in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e negli Stati Uniti. Anche grazie all’impegno di chi ci lavora. Che questa volta è stato riconosciu­to.

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Imprendito­re Piero Macchi è scomparso a 87 anni lo scorso giugno. Sposato con la signora Carla, avevano una figlia, Giovanna
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