Perché vale la pena di visitare Torino proprio quest’anno
Anche per il 2016 il New York Times ha pubblicato la sua lista di «52 posti da scoprire nell’anno». Se l’anno scorso l’«italian entry», Milano, era tutto sommato prevedibile, è più sorprendente trovare quest’anno nella lista Torino. Il Nyt elenca una serie di motivi (la cultura, la vita notturna, l’enogastronomia) per cui il viaggio vale la pena. Sono le stesse ragioni dei più di 4 milioni di turisti che, senza aspettare il Nyt, hanno stabilito nel 2015 un nuovo record di visitatori in città. Perché allora la scelta è sorprendente? Lasciate che vi racconti le sensazioni di chi, come me, è venuto a vivere a Torino circa vent’anni fa, innamorandosene al punto da farla diventare la protagonista pressoché costante dei suoi film. Quando ci sono arrivato, Torino era da poco nel fervore del rinnovamento progettato dalla giunta Castellani. L’idea era temeraria: trasformare una città-fabbrica in un polo di attrazione culturale e turistica. Si trattava di una rivoluzione copernicana: cambiare il carattere stesso dei torinesi. Dieci anni dopo la scommessa era sostanzialmente vinta: le Olimpiadi del 2006 segnarono la consacrazione della Nuova Torino che si affacciava al nuovo millennio con un’identità completamente diversa. È a questo punto che, secondo me, scatta il vero miracolo. Passate le Olimpiadi e arrivata la crisi, i soldi per sostenere questo processo sono gradatamente scomparsi. Non ci sarebbe voluto niente perché Torino scivolasse inesorabilmente indietro, come spesso è capitato alle città italiane (ed europee) investite da mega manifestazioni che promettevano illusorie palingenesi. Invece no. A dieci anni esatti dai Giochi, Torino ha mutato pelle e non si ferma. La aiuta la continuità amministrativa (il sindaco è di centrosinistra da tempo immemore): ma soprattutto la fucina di idee che nascono dal privato e la instancabile curiosità dei cittadini anche per eventi di esasperata marginalità. Ecco perché dico che è sorprendente trovare oggi Torino nella classifica del Nyt: e non a caso i luoghi e le manifestazioni citati dal quotidiano Usa sono tutti prodotti dell’ultimo decennio. Torino resta una città viva alla faccia dei tagli di bilancio, perché ha metabolizzato nella sua quotidianità l’idea di essere una città moderna. È una cosa che chiunque arriva qui coglie immediatamente e che fa perdonare in fretta le buche nelle strade, il rumore della movida notturna, lo smog. Torino è un buon posto in cui stare. E a chi ci vive, come me, offre l’impagabile promessa di una visione. Torino è una delle non molte città italiane in cui è ancora possibile l’apertura di uno sguardo, l’epifania di un mistero. Senza buttarla sull’esoterico (che pure qui ha parecchi seguaci), Torino offre magia. Una magia da scoprire: per la quale, come diceva Leopardi, «dietro ogni paesaggio c’è sempre un altro paesaggio».