«Voglio diventare il numero 1 del lifestyle (entro il 2020)»
Patrik Nilsson di Gant: punto tutto sulla camicia
Murgia, Mastroianni e Gassman ne «I soliti ignoti». Giuseppe Zeno nella serie tv «Il paradiso delle signore» Quando Kanye West annunciò di voler affiancare alla sua carriera di rapper quella di stilista venne accolto, nel mondo della moda, da una non sempre celata ilarità: qualche anno più tardi, ha dimostrato di avere ragione, visto che la sua linea realizzata per Adidas fa il tutto esaurito su scala globale. Adesso però, con la canzone diffusa a sorpresa via Internet la notte di San Silvestro, «Facts», West non ha solo scatenato una polemica (c’è abituato). Rischia anche un’azione legale da parte della Nike, il gigante americano dell’abbigliamento sportivo con il quale ha collaborato prima di passare all’azienda tedesca. Tra i «fatti» citati da West nella canzone, il successo delle sue scarpe: però poi attacca la Nike («La gente non vuole le loro scarpe neanche in regalo») finendo con un’accusa che potrebbe anche farlo finire in tribunale: «Nike, Nike, tratta i i sono due modi per analizzare la grande strategia di cambiamento – e di innovazione – lanciata negli ultimi mesi da Gant. Si possono considerare le parole chiave del nuovo corso voluto dall’amministratore delegato Patrik Nilsson che trova nella nuova linea «Diamond G» — letteralmente — la sua punta di diamante: uno stile « uptown/ downtown», «desk to dinner», «per viaggiatori»: cioè uno stile dinamico, fatto per chi vuole spostarsi dal lavoro a una cena senza bisogno di cambiarsi.
Oppure, più semplicemente, al di là di slogan e termini presi dal gergo del marketing, parlando con Nilsson — cinquantenne svedese che prima di Gant ha lavorato per lungo tempo alla Adidas dove tra i vari progetti ha curato quello di Originals, la linea che rivisita i modelli più classici della casa tedesca — si finisce per essere testimoni dell’entusiasmo molto poco scandinavo con il quale spiega una cosa semplice: «Io sono convinto che un marchio importante debba avere una cosa che spiega perfettamente, da sola, che cosa — viene affidata l’idea di lifestyle, incentrato sul vivere all’aria aperta, così importante nella strategia di Nilsson.
«Per me contemporaneità significa due cose: libertà e velocità — spiega —. Senza dimenticare che specialmente i giovani sono consumatori che guardano con occhio attento al tema della sostenibilità: tessuti organici, attenzione ai materiali riciclati, alla riduzione dell’impatto ambientale della produzione manufatturiera. Sono tutte opportunità interessantissime per parlare a un pubblico nuovo. Il mercato del menswear è in via di saturazione, dopo una crescita molto grande in tutto il mondo? Vero, ma per me si può crescere imparando dall’industria dello sportswear ».
Le lezioni che ha imparato nel suo passato professionale: «Nello sport il consumatore è al centro. La moda, che è bellissima, non sempre ricorda questo comandamento: forma e funzione. Ecco, se dovessi dire quale è il mio motto, come manager, direi “non smettere mai d’imparare”. Mai pensare di avere capito tutto».
Nilsson è forse un manager atipico, per la moda, specialmente in queste settimane nelle quali è rimasto privo di un direttore creativo (Christopher Bastin, uscito dal gruppo). «Annunceremo presto un nuovo direttore creativo perché non si può fare moda senza stilisti. Sempre mantenendo il cliente al centro di tutto, ovviamente».