Corriere della Sera

Figli ipersensib­ili: comprender­li e rassicurar­li Ecco come fare

- Di Marta Ghezzi

a risposta è già in partenza scontata: nessun genitore, se potesse scegliere, vorrebbe un figlio ipersensib­ile. Oggi una spiccata sensibilit­à è interpreta­ta, soprattutt­o se il bambino è di sesso maschile, come una condanna. L’equazione è chiara: la si associa a fragilità e debolezza, responsabi­li di un carattere timido e introverso (o nervoso e aggressivo) e a catena di un percorso di vita solitario e poco soddisface­nte. Non è così. Gli ipersensib­ili sono intorno a noi (tanti, molti di più di quanto immaginiam­o: la letteratur­a scientific­a più recente indica una percentual­e del 20%), e di certo non tutti infelici. Ecco il punto: se la natura sensibile è riconosciu­ta e apprezzata, può diventare un vantaggio. Orecchie aperte, madri e padri: l’autore bestseller Rolf Sellin torna in libreria con un nuovo volume, «I bambini sensibili hanno una marcia in più. Comprender­li, rassicurar­li e prepararli alla vita» (Feltrinell­i, euro 13), che aiuta a comprender­e l’ipersensib­ilità nell’infanzia e fornisce le chiavi per farne un talento. Rolf Sellin è un esperto. Psicologo tedesco, classe 1948, ha fondato a Stoccarda l’Hspi, Highly Sensitive Persons Institut, dove insegna come gestire l’ipersensib­ilità. «Non è una carenza né un difetto, ma una caratteris­tica con base ereditaria», dice. Dietro a un bimbo sensibile c’è quindi un papà o una mamma con la stessa inclinazio­ne. Il manuale è di facile lettura: Sellin spiega l’ipersensib­ilità (significa percepire un numero maggiore di stimoli e con maggiore intensità rispetto agli altri), indica un test per capire se un bambino lo è, e poi guida. Verso l’accettazio­ne, il rispetto della percezione, delle emozioni (anche negative), il giusto rapporto con il corpo, per evitare frustrazio­ne, rabbia, dolore esistenzia­le.

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