Padoan: carte in regola per la flessibilità
Il ministro dell’Economia dopo i rilievi di Dijsselbloem. «La ripresa italiana non è passeggera» L’Istat segnala l’aumento dei redditi e del potere d’acquisto delle famiglie. Deficit al 2,9% del Pil
Dopo quelli sull’occupazione, continuano ad arrivare altri dati positivi sull’economia italiana. Nel terzo trimestre del 2015, per la prima volta dopo lunghi anni, sono tornati a crescere il reddito disponibile, il potere d’acquisto e i consumi delle famiglie, mentre i conti pubblici si confermano in sicurezza, con il deficit lontano dai limiti massimi ammessi dalla Ue. «Aumentano i redditi e scende la disoccupazione: le riforme strutturali funzionano. L’Italia usa bene la flessibilità» dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, rivolgendosi indirettamente a Bruxelles, sempre pronta a richiamare l’Italia.
Due giorni fa il monito era arrivato dal vice presidente Jeroen Dijsselbloem, ricordando a Roma di «non esagerare» con la domanda di flessibilità sul bilancio, già chiesta per le riforme strutturali e gli investimenti. «Io sono convinto che l’Italia ha tutte le carte in regola non solo per ottenere le clausole di flessibilità, ma per usarle al meglio, continuando nel suo programma di riforme e crescita» dice Padoan. Le richieste dell’Italia non sono infondate. «C’è una voce politica che si è fatta più elevata, ma c’è un lavoro sui dossier molto puntuale. I nostri rapporti con gli uffici della commissione continuano a essere costruttivi» ha detto il ministro dell’Economia. «Chiediamo la flessibilità che è prevista dalle regole europee, perché stiamo facendo le riforme, perché siamo impegnati in investimenti e sostenendo grossi sforzi per la gestione degli immigrati».
Nel terzo trimestre, ha spiegato ieri l’Istat, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre del 2014. Così il potere d’acquisto, aumentato dell’1,4% sul trimestre e dell’1,3 rispetto a dodici mesi prima. Anche la spesa per i consumi sale, dello 0,4 su base congiunturale e dell’1,2% su base tendenziale annua. Andamenti che tuttavia non hanno ancora un impatto evidente sul prodotto interno lordo. La crescita del reddito disponibile superiore a quella della spesa per i consumi si è infatti tradotta, almeno in parte, in un aumento della propensione al risparmio. Gli italiani, insomma, si ritrovano con un po’ più di soldi in tasca, ma hanno ancora qualche timore a spenderli. Anche le associazioni dei consumatori avvertono un quadro diverso, ma non si fidano. « Un quadro troppo bello per essere vero» dicono Federconsumatori e Adusbef, ai quali anche i dati ufficiali dell’Istat sull’economia appaiono «purtroppo eccessivamente ottimistici».
Quelli sui conti pubblici, intanto, si confermano buoni. Nel terzo trimestre del 2015 il deficit è sceso al 2,4% in rapporto al Pil, mezzo punto in meno rispetto a fine giugno. Nei primi nove mesi dell’anno il disavanzo cumulato è pari al 2,9% del Pil, mentre nelo stesso periodo del 2014 era ben oltre il 3%. Il saldo primario, cioè la differenza tra le entrate e le spese, al netto di quella per gli interessi sul debito pubblico, è stato pari all1,5% del Pil, ed in
crescita rispetto al trimestre precedente. Le spese complessive sono salite dello 0,3% (ma grazie al calo degli interessi, sennò sarebbero aumentate dell’1,2%), mentre le entrate sono aumentate dell’1% su base annua e la pressione fiscale è salita al 41,2%, lo 0,1% in più rispetto al 2014.
Il saldo primario La differenza tra le entrate e le spese è in crescita, pari all’1,5% del Pil