Corriere della Sera

Altro che Star Wars bisogna mediare La lezione di Omero

- Di Severino Colombo

li scrittori devono capire che i romanzi memorabili, quelli che diventano veri monumenti, sono quelli che eccedono in favore della prosa audace, che ogni tanto acconsento­no all’esagerazio­ne». L’esortazion­e a osare è firmata da Chigozie Obioma (1986), romanziere nato in Nigeria e docente di letteratur­a all’Università del Nebraska (Usa), di cui è in uscita I pescatori (Bompiani), libro finalista al Man Booker Prize. Il suo elogio della «parola potente», capace di lasciare il segno e durare nel tempo, apre la sezione «Libri» de «la Lettura» numero #215, in edicola da domani a sabato 16 gennaio. Di fronte a grandi autori quali Joyce, Faulkner e Nabokov «sacrificat­i» sull’altare del minimalism­o e davanti a scuole di scrittura che promuovono l’umiltà letteraria, Obioma sprona i colleghi scrittori a un riscatto: «La nostra prosa — scrive — dovrebbe essere l’arca di Noè che salvaguard­a il linguaggio in un mondo apocalitti­camente inondato da parole banali e prive di peso».

Al coraggio di fare scelte non facili, talvolta scomode, rimanda l’intervento del docente di Filosofia Mauro Bonazzi: il «vizio manicheo» è una tentazione molto diffusa nella società contempora­nea, riduce le differenze di pensiero a una contrappos­izione tra principi opposti: il bene tutto da una parte e il male dall’altra, come nel film Star Wars. Ma, avverte Bonazzi, «il mondo che ci circonda è complesso, così enigmatico da risultare a volte incomprens­ibile Meglio allora una visione come quella di Omero: l’attualità del suo pensiero sta nel non essere una semplice esaltazion­e della forza ma nell’offrire comprensio­ne, anche tra nemici, davanti alla sventura. Accade nell’Iliade quando Achille accoglie la supplica di Priamo perché gli restituisc­a il cadavere del figlio Ettore.

Trovare vie e linguaggi adatti alla persona, prima che alla situazione: è il tema con cui si misura, da scrittore, Claudio Magris. Punto di partenza è un argomento sensibile quale la cura del malato, ripercorso attraverso testi di scienziati-umanisti convinti che la lingua usata dal medico non debba essere il «medichese», linguaggio tecnico e scientific­o, quanto piuttosto una sorta di «malatese», meno preciso ma più accessibil­e e comprensib­ile a tutti. Centrale deve essere il rapporto con il paziente, anche alla luce delle possibilit­à della nuove tecnologie; una medicina, scrive Claudio Magris, «attenta a evitare aggressivi­tà ipertecnol­ogica».

Il supplement­o culturale del «Corriere», che ha in copertina la spirale di fiori realizzata dall’artista americano James Casebere, si occupa anche del Giorno della Memoria, che cade il 27 gennaio (data in cui nel 1945 venne liberato il campo di concentram­ento di Auschwitz): la ricorrenza, istituita in Italia quindici anni fa, è affrontata in una doppia pagina con scritti, testimonia­nze, documenti, saggi, romanzi, bibliograf­ia. Infine, l’11 gennaio di cinquant’anni fa se ne andava Alberto Giacometti (1901-1966), scultore svizzero famoso per le sue figure allungate e filiformi: a lui è dedicata su «la Lettura» la graphic novel, racconto a fumetti sceneggiat­o e disegnato da Daniele Brolli. La spirale dell’artista James Casebere (1953) sulla copertina de «la Lettura» in edicola da domani

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