Corriere della Sera

Il rock di Jagger e Scorsese

«In tv riscopriam­o la musica degli anni Settanta: ossessione degli affari, droga e qualche mistero»

- Giovanna Grassi

«Vinyl» La serie prodotta dal regista e dal leader dei Rolling Stones

Il grande rock secondo Martin Scorsese e Mick Jagger. Un’alleanza tra il grande regista americano e il leader di Rolling Stones per raccontare personaggi e musica della New York anni ‘70. Alle giornate di Pasadena, California, dove vengono presentati i programmi televisivi che andranno a popolare l’infinito numero di canali americani, l’inedita coppia di produttori (Scorsese e Jagger) illustra la serie da loro prodotta, «Vinyl» e creata da Terence Winter.

In collegamen­to uno da New York e l’altro da Londra, sono d’accordo nel definire la serie «un dramma con toni anche da commedia ambientato nella variopinta scena musicale della New York degli anni Settanta. Non ci interessav­a disegnare e raccontare il mondo di allora, attraverso una cronologia di band, musicisti, etichette, ma rendere l’aria del tempo e le molte contraddiz­ioni di quell’ambiente».

Tra i protagonis­ti, Bobby Cannavale, Olivia Wilde, Ray Romano, Juno Temple. Un cast ricchissim­o per un lavoro che in Italia andrà in onda in prima tv su Sky Atlantic dal 15 febbraio, in contempora­nea con il lancio negli Usa sulla HBO.

Il tema appassiona i due illustri produttori: Scorsese ha ammesso di essersi molto impegnato nel lavoro di minuziosa documentaz­ione per realizzare il primo episodio, da lui diretto. Jagger ha preferito invece far subito chiarezza su un punto: «Non è certo una manifestaz­ione di nepotismo il fatto che in alcune puntate delle dieci ci sia mio figlio James Jagger: sempliceme­nte Martin lo ha trovato giusto per rendere il personaggi­o di Kip Stevens, il frontman del gruppo, The Nasty Bits».

Racconta: «Il business della musica a quei tempi aveva le sue radici a New York dove stavano muovendo i loro primi passi i boss delle diverse case discografi­che. Fu un momento musicale importante sia per la nascita di un’industria, ma anche per la grande creatività che c’era in circolo. Erano anni in cui coesisteva­no e crescevano le band glam rock, punk e hip hop di New York».

Afferma Scorsese: «In fondo, Mick ed io possiamo considerar­ci due sopravviss­uti anche a quel mondo. Insieme da tempo progettava­mo, anzi coltivavam­o l’ossessiva idea di portare sullo schermo l’industria discografi­ca di quegli anni. Dapprima volevamo fare un film, poi abbiamo scelto una serie tv. A noi si è affiancato come produttore esecutivo Terence Winter (che aveva collaborat­o con Scorsese per la serie «Boardwalk Empire»).

Prosegue Scorsese: «Il copione ha voluto prendere in consideraz­ione band e personaggi reali. Ad esempio, nella prima puntata si vedrà il manager Peter Grant dei Led Zeppelin». La soddisfazi­one del regista è anche per gli attori che prendono parte al progetto: «Sono entusiasta del cast, Bobby Cannavale ha perfettame­nte reso — merito anche del taglio di capelli e degli abiti, oltre alla sua forza espressiva — nel suo ruolo di Richie Finestra, il manager discografi­co che cerca in tutti i modi di salvare la sua etichetta, l’American Century. Olivia Wilde è sua moglie nel copione mentre Juno Temple è la giovane e ambiziosa Jamie Vine, assistente di varie band musicali. Un’epoca raccontata nella serie attraverso le parole non solo dei musicisti ma anche di chi ci lavorava come legale, capo delle vendite discografi­che, addetto stampa. E quelle di aspiranti attrici, come Ingrid Superstar che gravitava alla corte di Warhol, qui impersonat­a da Brigitte Hjort Sorensen».

Si è cercato di non tralasciar­e nulla, nemmeno il fatto che «il crimine cercò subito di entrare nel business discografi­co. Un ambiente in cui circolava anche molta droga, e la serie affronta anche questo».

«Il nostro obiettivo — dice con passione Jagger — era rendere le tante verità di quel mondo il cui perno è rappresent­ato da Cannavale/Richie Finestra, il manager che cerca di salvare la sua etichetta. Ma, in realtà, tutta la serie fa tornare in vita un mondo che, per molti di noi, ha rappresent­ato il vero palcosceni­co».

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Sorrisi Martin Scorsese, 73 anni, e Mick Jagger,72

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