Il sogno impossibile di un’Europa unita
L’assemblea francese riunita a Versailles il 16 novembre 2015 in piedi dopo il discorso del Presidente che cantava la Marsigliese, è stata l’immagine folgorante della schizofrenia europea. La Francia «nazionalista» dichiarava guerra all’Isis esortando gli alleati europei a fare altrettanto. Uno spettacolo straordinariamente «démodé». Di fronte a Versailles i tentativi d’Europa di farsi finalmente grande Nazione, sono apparsi in tutto il loro velleitarismo. Esaurito il tempo delle condoglianze e dell’empatia, ci ritroveremo di nuovo a discutere su come difenderci dall’Isis invocando repressioni difficili e guerre improbabili per contenere coloro che, a disprezzo della propria vita e credendo alla risurrezione della carne, attentano alla nostra, ormai non più animata da simili entusiasmi. L’idea di Nazione demonizzata dai tragici eventi del Novecento e relegata ormai nella paccottiglia del romanticismo patriottardo, è emersa
come quel collante che, molto prima della democrazia, sancisce la prima forma di aggregazione. Versailles era particolarmente significativa per noi italiani che, in 150 anni di storia, non siamo riusciti a costruire un vero Stato nazionale, se non in una forma che fosse degna della nostra diffidenza, se non — addirittura — del nostro disprezzo. Il tentativo incompiuto della Nazione Italiana è la metafora dell’Europa unita. La sua schizofrenia è nella lacerazione tragica tra un’armonizzazione necessaria e un’integrazione impossibile: una confederazione di Stati sovrani la prima, una Nazione sovrana federata la seconda. L’internazionalismo, che è stato per molto tempo prerogativa della lotta di classe e della sinistra, è diventato ormai il vessillo di una classe borghese e progressista e di tutti coloro che vogliono assomigliarle, e ha assunto così il manto del politicamente corretto. In questo contesto l’unione monetaria è stata il più visibile protagonista, ma anche il detonatore di questo percorso velleitario. La sopravvivenza della moneta unica è legata ormai all’unificazione politica, così hanno decretato tutti, da Draghi in giù. La grande maggioranza della gente
Don Paolo Gentili e le unioni civili