Corriere della Sera

Penn e l’intervista al boss Se l’artista sfida la legge

Nel 2012 i primi contatti, a ottobre il colloquio di 7 ore in Messico. Ma da lì per il superboss cominciano i guai

- di Guido Olimpio e Giuseppe Sarcina S. Gandolfi, Persivale con un commento di Pierluigi Battista

Èun caso internazio­nale l’intervista di Sean Penn al boss messicano della droga El Chapo. L’attore è ora indagato. L’ira della Casa Bianca. Il tema: quando l’artista sfida la legge.

Rodrigo non sarà contento. Era seduto alla destra di Sean Penn nel nascondigl­io de El Chapo, un momento dell’incredibil­e intervista concessa dal boss all’artista e uscita sulla rivista Rolling Stone. Rodrigo, uno dei fedelissim­i del padrino, fissava l’attore a lungo, «uno sguardo che andava lontano» ed evocava morte. Al gangster probabilme­nte non piaceva quella situazione. Aveva ragione perché da quel giorno sono cresciuti i guai e il capo dei capi è finito poi in galera.

La cattura è diventata l’epilogo di un film vero, a metà strada tra le telenovela­s e «Argo», con la star che forse causa l’arresto del narco-leader, talmente vanitoso da rendere confession­e piena: «Fornisco più eroina, marijuana, anfetamine e cocaina di qualunque altro al mondo».

Potenza e denaro non placano la voglia di Joaquin Guzman, alias El Chapo, di alimentare quella realtà fatta di crudeltà, leggende, ballate popolari, Miss di bellezza, illegalità, soldi a palate. Il «corto», l’uomo che ha iniziato a 15 anni a fare il contrabban­diere perché «non c’erano altri lavori», è umile ma decide i destini.

Il primo atto della storia si consuma nel 2012. Kate Del Castillo, interprete di successo, si rivolge con rispetto via web al Chapo, gli chiede di cambiar vita. Lui risponde con un dono floreale. Quando due anni dopo è in prigione mantiene una corrispond­enza fitta con lei, vuole che sia girato un film sulla sua vita e chiede che sia Kate a gestire lo show. Il filo, grazie ad amicizie comuni, tira dentro Sean Penn, personaggi­o impegnato politicame­nte e mai ortodosso.

Nasce l’idea dell’intervista, la pianifican­o attraverso incontri a Parigi e in California, contatti con telefoni criptati, altri usati solo un giorno. Funziona, il boss accetta. Il 2 ottobre gli attori e uomini del trafficant­e volano con un jet charter in un luogo non precisato del Messico, li aspettano dei Suv, uno guidato da Alfredo Guzman, il figlio del capo. Sosta in un hotel, lasciano cellulari e computer, quindi il nuovo trasferime­nto. Prima a bordo di un aereo protetto — dicono — da sistemi elettronic­i, informator­i e diversivi, compreso il cambio all’ultimo istante della zona d’atterraggi­o. Infine un viaggio di 7 ore in fuoristrad­a per raggiunger­e il rifugio, pare a Tamazula, Durango. Sono le 21.

El Chapo li accoglie, mangiano carne alla brace, riso, fagioli, tacos. Bevono Tequila e parlano per 7 ore. Attorno una

Primo atto Kate Del Castillo si rivolge al Chapo, gli chiede di cambiar vita Lui le manda dei fiori

trentina di sicari, un centinaio nel perimetro esterno. Guzman è candido, ironico, mentre Penn ascolta comprensiv­o, cita la «cavalleria» dell’ospite, non maschera il nervosismo scrutando il cielo. E’ certo di essere stato seguito. El Chapo, invece, è sicuro di sé e afferma: non sono un violento, non ho mai iniziato per primo, non tocco la droga da 20 anni, non sogno, non finirà mai. Il trafficant­e — e Penn è d’accordo — rigetta la colpa sulla domanda di stupefacen­ti che arriva dal mercato americano. Se potesse, aggiunge, si dedichereb­be al petrolio, ma i suoi soldi sono sporchi e non può investire. Dal racconto emerge anche un dettaglio sulla famosa evasione in luglio: decisivo il ruolo di alcuni ingegneri, esperti di tunnel, giunti dalla Germania.

C’è una pausa, vorrebbero riprendere, ma El Chapo è costretto a partire, promette un nuovo incontro per l’11. Seguono altri viaggi in Messico, consultazi­oni, Kate e un avvocato mediano. L’appuntamen­to salta perché i marines braccano il boss, lo mancano per poco a Pueblo Nuevo. Scatta il piano B: manderanno

delle domande scritte e Guzman risponderà con un video. E’ quello che accade, Guzman vi appare con una camicia celeste, è in campagna, parla mentre si sente un gallo cantare. Tre mesi dopo Joaquin è catturato a El Mochis, trapela la vicenda del film, le autorità aprono inchiesta su Penn e Kate, vogliono interrogar­li. Per alcuni sono mosse

Carne e tequila Il boss li accoglie, offre carne alla brace e tequila. Penn ascolta, non cela il nervosismo

per coprire intrighi, per altri solo irritazion­e. La Casa Bianca, «infuriata» per l’apologia del crimine, allude a «interrogat­ivi» da spiegare. I moralisti se la prendono con la star e Rolling Stone, accusandol­i di aver violato regole morali. Sdegno con tanta invidia per lo scoop. Non c’è modo di sapere cosa ne pensino i seguaci del boss, difficile che siano contenti.

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 ??  ?? Preso In alto da sinistra El Chapo scortato in aeroporto a Città del Messico; una stanza del sexy hotel di Los Mochis; soldati intorno al tunnel dove era scappato
Preso In alto da sinistra El Chapo scortato in aeroporto a Città del Messico; una stanza del sexy hotel di Los Mochis; soldati intorno al tunnel dove era scappato
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