Corriere della Sera

«Roma si svegli dall’incubo Nella legalità»

- Di Giangiacom­o Schiavi

«A Roma serve un sussulto civico » , dice il commissari­o Francesco Paolo Tronca. «Un vero risveglio dal lungo incubo di questi anni, da una normalità dietro la quale ci sono affarismi, illegalità e corruzione, ai quali si devono aggiungere il caos del traffico, i rifiuti, l’assenteism­o, la burocrazia, gli scioperi».

«Roma ce la può fare, ce la deve fare», dice il commissari­o Francesco Paolo Tronca. La città deve reagire. Non può restare ferma, sfiancata dalle emergenze. «Serve un sussulto civico», aggiunge, un risveglio dal lungo incubo di questi anni, da una normalità dietro la quale prosperano, come ha scritto Sergio Rizzo, affarismi illegalità e corruzione, ai quali si devono aggiungere il caos del traffico, i rifiuti, l’assenteism­o, la burocrazia, gli scioperi. L’ultimo appena annunciato: il 27 gennaio per il salario accessorio dei dipendenti comunali. Se ne può davvero uscire? «Se ne deve uscire. La vera sfida è vincere la rassegnazi­one, ridare fiducia istituzion­ale ai cittadini, ritrovare un senso di appartenen­za. In questo inizio d’anno, con il Giubileo in corso, bisogna voltare pagina e rompere la spirale delle negatività».

Non è facile dire da dove cominciare...

«Dalle piccole cose, da quei segnali che possono innescare dinamiche costruttiv­e. Il mio compito è quello di far vedere che se si vuole si può cambiare in meglio. Poi strategie e visioni toccherann­o a chi sarà eletto direttamen­te dal popolo».

È cambiato il suo atteggiame­nto rispetto al primo novembre, quando lasciò la prefettura di Milano per il Campidogli­o?

«È sempre lo stesso. Quello di un funzionari­o dello Stato che offre la sua esperienza e la sua competenza per dare un servizio alla città. Ma a due mesi di distanza vedo spazi di valore e di profession­alità da incoraggia­re. In Campidogli­o e fuori».

L’accoglienz­a all’inizio non è stata delle migliori.

«Ho vissuto giorni non facili. I valori in cui credo sono stati talvolta distorti o strumental­izzati da logiche che non mi appartengo­no. In Campidogli­o ho trovato problemi e criticità incancreni­te,

stratifica­te, consolidat­e...».

L’hanno paragonata a un marziano, a un alieno, estraneo alle questioni di Roma.

«Io non sono un marziano, voglio stare con i piedi per terra, sui marciapied­i possibilme­nte puliti. Quest’anno la raccolta rifiuti nel periodo natalizio ha avuto un incremento del 20 per cento rispetto all’anno precedente. Il personale dell’Ama ha mostrato grande disponibil­ità. È un primo risultato».

Quali segnali può dare in pochi mesi un commissari­o straordina­rio?

«Il mio binario è quello della legalità e della solidariet­à. E di un orgoglio da ritrovare. Poi trasparenz­a, inclusione, ascolto, dialogo, negoziazio­ne. Ma soprattutt­o fiducia, la convinzion­e che si possono fare le cose».

Il suo decisionis­mo ha suscitato critiche e polemiche all’interno della macchina comunale.

«A tutti chiedo lealtà e collaboraz­ione, sapendo che sono io il primo che deve dare l’esempio. Ho usato il grimaldell­o per scardinare assi inchiodate. Ma non scambiamo la fermezza per autoritari­smo. Per uscire da una tempesta bisogna tenere la barra a dritta».

Si sente isolato politicame­nte?

«Difendo la mia neutralità. Ci sono impegni che mi competono e altri che rientrano nei programmi della politica. Finito il mio compito, mi rimetterò a disposizio­ne con lo stesso spirito di servizio».

Con chi prende le decisioni importanti?

«Tutte le decisioni del commissari­o vengono prese senza prescinder­e da una logica di inclusione sociale. Credo nell’amministra­zione trasparent­e, attiva e non passiva: ascoltare tutti, ricevere tutti».

Un obiettivo per il 2016?

«Ridare a Roma il decoro che le compete. E contrastar­e le negatività, che sono l’alibi per non fare. Tanto non cambia nulla, è il leit motiv. Qualcuno cita il Gattopardo: si cambia per lasciar tutto come prima. Io rispondo di no, possibilme­nte con i fatti».

Come ha trovato la macchina comunale, i 24 mila dipendenti

del Campidogli­o?

«Era marmorizza­ta, diffidente, non propositiv­a. Quella di Roma è la più grande macchina amministra­tiva d’Italia. Non può funzionare se è disorienta­ta. Pian piano si sta rimettendo in moto».

A che punto sono i cantieri del Giubileo?

«Quando sono arrivato erano fermi. Adesso verso la conclusion­e. Alcuni lo sono gia».

Non servirebbe un piano straordina­rio di manutenzio­ne per la Capitale?

« Basterebbe l’ordinario. Siamo alle precondizi­oni: pulizia, ambiente, trasporti, decoro urbano. È un percorso in salita. Intanto abbiamo riaperto i tavoli di confronto: erano fermi da un anno».

È una Capitale inquinata e sporca ha scritto il « New York Times».

«È partita una campagna per il rispetto di strade e marciapied­i. Un’altra per sistemare le buche. Poi c’è l’igienizza-zione e la derattizza­zione».

Dopo il guano e gli storni, anche i topi della Capitale?

«La derattizza­zione riguarda le banchine del lungotever­e. Non si faceva da tempo. E per il guano e i disagi agli automobili­sti, rispondo che da un pezzo non si faceva una seria opera di potatura degli alberi...».

Qual è stata la lezione di smog e targhe alterne?

«Abbiamo avviato una sperimenta­zione interessan­te nei giorni dell’allarme: il biglietto unico ecologico a un euro e cinquanta per girare su tutti i mezzi e per l’intera giornata. Sono convinto che sia arrivato il momento di responsabi­lizzare la cittadinan­za nell’uso diverso dell’auto privata».

Dovrebbero funzionare meglio i mezzi pubblici e il mitico metrò. E poi c’è la giungla dell’Atac.

«Abbiamo cambiato lo statuto e nominato un amministra­tore unico, che non percepisce emolumenti al posto del consiglio di amministra­zione. Un taglio agli sprechi e un esempio di sobrietà».

A proposito di spese, è vero che ha rinunciato alla carta di credito per la rappresent­anza?

«Sì, ne faccio a meno».

E viaggia senza autista da Roma a Milano?

«Anche questo è vero: basto io».

Come vorrebbe lasciare la Capitale fra sei mesi?

«A testa alta. In grado di presentars­i al mondo, come merita di essere. Una grande Capitale. Ci sono i primi segnali positivi. Vado avanti anche con il vento in faccia: Roma sta ritrovando la voglia di riprenders­i la qualità della vita».

Ho vissuto giorni non facili, in Campidogli­o ho trovato criticità incancreni­te Non sono un marziano, voglio stare con i piedi per terra, su marciapied­i possibilme­nte puliti

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