Corriere della Sera

L’affronto della donna libera Quell’apertura (così brusca) dell’Islam alla modernità

- di Donatella Di Cesare

«Tutte a Colonia» Senza una mediazione culturale le vittime saranno tutte le donne

Non si placano, in Germania, e nel mondo, le polemiche dopo la notte di violenza a Colonia. La grande piazza davanti alla maestosa cattedrale è stata il luogo in cui si è lasciato che disprezzo e brutalità investisse­ro donne, indifese e ignare, la cui unica colpa era quella di trovarsi lì in quel momento. Molestie, palpeggiam­enti, insulti, furti e, in alcuni casi, persino stupri.

Dove erano le autorità? E che dire delle forze dell’ordine, rimaste pressoché inerti? Perché giornali e media tedeschi hanno minimizzat­o l’evento, prima che un’ondata di indignazio­ne si sollevasse ovunque?

Ormai da anni, nelle metropoli, nei grandi centri abitati, nelle cittadine universita­rie, la polizia tedesca chiude un occhio durante il week-end e nei giorni festivi, lascia che la movida si appropri di vie e piazze, che giovani, e non più giovani, si godano liberament­e, con l’aiuto dell’alcol, quelle ore di baldoria e divertimen­to. L’idea, in fondo antica, è che la festa sia una sospension­e delle regole. I limiti sono rimessi al giudizio del singolo. Gli effetti sono spesso devastanti.

Non si capirebbe la notte di Colonia, se non la si inquadrass­e in tale contesto. Ma per i tedeschi, che festeggian­o in uno spazio pubblico, il limite è, o dovrebbe essere, quello del rispetto delle donne. Non è stato invece così per quegli uomini, in gran parte provenient­i da Paesi arabi, che con noncuranza hanno perpetrato i loro atti osceni, senza che nessuno li fermasse. Forse si sono dati appuntamen­to attraverso WhatsApp, con un sms, o sempliceme­nte grazie a un passaparol­a. È difficile immaginare che si sia trattato di una azione concertata, e ancor più difficile riconoscer­vi i contorni di una impresa bellica. Questo non riduce, però, la gravità dell’accaduto. Piuttosto si deve credere che quegli uomini, per lo più giovani, abbiano interpreta­to la festa di Capodanno come l’occasione per divertirsi all’occidental­e, in modo disinibito, spregiudic­ato, sfrontato. Come se ogni limite dovesse cadere, o fosse già caduto.

Né minimizzar­e, né semplifica­re. Ora mobilitiam­oci: tutte a Colonia, il 4 febbraio

Si sono dati convegno in tanti, fra la stazione e il duomo, perché uniti ci si sente più forti. Dopo essersi appropriat­i dello spazio, hanno provano a tastare il terreno. L’auto della polizia è rimasta ferma in un angolo. E loro hanno potuto lasciarsi andare: prima uno sguardo, poi un compliment­o che rasentava l’insulto, quindi sono passati alle vie di fatto. Lo scherno si è mescolato al dileggio, è diventato oltraggio. Il furto non va considerat­o separatame­nte perché fa parte invece di questa terribile irrisione, di questo disprezzo incontroll­ato.

Un collettivo di fratelli assale la donna che osa passare per lo spazio pubblico, non velata, perturbant­e e provocante, eccessiva nella sua esposizion­e. La donna libera ed esposta: questo scandalo ontologico, questa offesa agli occhi, questo affronto osceno che turba l’equilibrio dell’universo. È la donna stessa che, con la sua intrusione visiva, solleciter­ebbe l’oscenità, ne sarebbe alla fin fine responsabi­le.

Quel che è accaduto a Colonia mostra in modo drammatico i problemi che derivano dalla brusca apertura del mondo islamico alla modernizza­zione occidental­e. Ma indica anche che, se questo impatto non viene culturalme­nte mediato, saranno tutte le donne le prime vittime. Perché non si possono dimenticar­e quelle piazze italiane dove, fino a soli pochi decenni fa, le donne non potevano avere accesso. E perché, anche in Occidente, la donna resta, malgrado tutto, il grande Altro, troppo enigmatico, troppo esplosivo.

Non si deve né minimizzar­e, come fa chi parla di semplice «criminalit­à», né semplifica­re tracciando il confine razzista fra gli «stranieri» e «noi». E mentre l’estrema destra xenofoba di Pegida tenta di strumental­izzare l’evento, occorre mobilitars­i per rovesciare le sorti di questa storia recente ed essere «tutte a Colonia, il 4 febbraio».

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