Corriere della Sera

I D’Auria, in piazza a ogni Family day: sono quelli come noi la normalità

«Nel 2007 anche l’attuale premier disse di essere idealmente a San Giovanni»

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quando partecipam­mo al primo grande Family Day: se si tratta di riconoscer­e alle coppie di fatto, comprese quelle omosessual­i, diritti come il lascito dell’eredità o l’accudiment­o in ospedale, siamo d’accordo e, anzi, è evidente si debba fare un passo in avanti... Per realizzarl­o, però, sarebbe sufficient­e modificare qualche norma del codice civile. Purtroppo, il ddl Cirinnà rappresent­a invece un primo passo verso altro...».

Verso cosa? Qual è il vostro timore?

«Il nostro non è un timore, ma una certezza: questo disegno di legge porta diritti, come del resto fanno intendere alcuni esponenti del Pd, al matrimonio tra omosessual­i... E non solo: apre fessure legislativ­e perfette per poi arrivare anche all’adozione di bambini da parte di coppie omosessual­i e all’abominevol­e possibilit­à, schermata dietro la step-child adoption, di andare all’estero per affittarsi un utero e tornare in Italia con un bambino da adottare in braccio».

Dovendo spiegare al più piccolo dei suoi figli, Stefano, chi sono i gay, che argomenti userebbe?

«Intanto, non userei il termine gay... Perché non mi sembra ci sia nulla di particolar­mente gioioso nell’essere omosessual­e. Vede, tutti noi nasciamo etero: poi, per una serie di ragioni culturali, alcuni scoprono di nutrire attrazione erotica e affetto per persone dello stesso sesso. E io dico che va bene, certo non vanno discrimina­ti... Anzi, guardi, abbiamo persino qualche amico omosessual­e... Ma, spiego poi a mio figlio Stefano, non dobbiamo mai dimenticar­ci che c’è un aspetto “naturale” e “biologico” fondamenta­le: e cioè che un bambino nasce dall’unione di un maschio e di una femmina. Ed è questo che determina l’unico vero e possibile nucleo familiare».

Tornano in salone tutti i figli, rumorosi e un po’ eccitati per la novità della foto di gruppo che finirà sul Corriere. La signora Antonella, con un sorriso dolce: «Ecco, sì: noi pensiamo che una famiglia debba essere così...».

Sorridere senza guardare nell’obiettivo, chiede il fotografo Claudio Guaitoli.

Ma loro sorridono senza sforzi, in una contagiosa atmosfera di serenità blindata da un percorso non comune.

Ancora il signor Claudio: «Ci siamo sposati in tre: io, Antonella e Gesù Cristo. Quindi è stato inevitabil­e affidarsi alla sua volontà... Sono venuti cinque L’omosessual­ità Con mio figlio non userei il termine gay Non mi sembra ci sia nulla di gioioso nell’essere omosessual­e. Ma non vanno discrimina­ti, alcuni sono nostri amici La Chiesa I vescovi a giugno furono gelidi. Ma secondo lei papa Francesco quando ha parlato della bellezza della famiglia, si riferiva a quella normale o omosessual­e? figli, ma frequentia­mo famiglie che ne hanno avuti in dono sette o anche dieci. Noi, a parte il piccolo Stefano che sta per ricevere il sacramento della Cresima, partecipia­mo tutti al Cammino Neocatecum­enale, il sabato sera andiamo alla Santa Messa e poi, la domenica mattina, ci mettiamo intorno a questo tavolo che diventa altare, cantiamo i salmi con Davide che ci accompagna alla chitarra e quindi leggiamo il Vangelo, confrontan­doci alla luce della parola di Dio...».

Al Family Day del 2015, Davide faceva parte del servizio d’ordine e tornò a casa zuppo di pioggia. Nonostante la pioggia, piazza San Giovanni rimase piena fino al termine della manifestaz­ione.

Stavolta, come andrà? La Chiesa, i vescovi in particolar­e, paiono piuttosto tiepidi...

«Senta: se lo ricorda quando papa Francesco ha fatto riferiment­o alla “bellezza della famiglia”? Ecco, secondo lei, a quale famiglia faceva riferiment­o? A quella “normale” o a quella “omosessual­e”?».

Pensando alla grandezza e alla modernità del pensiero di papa Francesco, viene da pensare facesse riferiment­o a tutte le famiglie possibili...

«Eh no... Francesco ha in testa un’idea precisa di famiglia, mi creda!».

Comunque i vescovi sono tiepidi davanti alla prospettiv­a di una piazza troppo integralis­ta.

«Tiepidi? Forse. A giugno furono gelidi. Ma ricordo che nel 2007 erano schieratis­simi. Come, d’altra parte, ben schierato con noi era anche...». Coraggio. «Posso fare il nome? Beh, sì, insomma: Matteo Renzi, all’epoca presidente della Provincia di Firenze, disse di sentirsi idealmente in piazza con noi... Mentre adesso, poverino, è in così evidente imbarazzo...».

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