Corriere della Sera

Lo «sgambetto» del Parlamento sulla busta arancione di Boeri (Inps)

- Di Dario Di Vico

La busta arancione rappresent­a un fiume carsico del welfare italiano. A riportarla in superficie in una domenica pomeriggio d’inizio d’anno è stato ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri che, intervista­to per «Sky» da Maria Latella, ha raccontato come il varo della busta fosse previsto da un emendament­o alla legge di Stabilità e però per ben due volte «qualcuno in Parlamento ci ha fatto lo sgambetto di toglierci queste due righe». Le indiscrezi­oni dicono, ha aggiunto Boeri, che i politici «hanno fatto così perché noi abbiamo proposto di tagliare i loro vitalizi». Retroscena a parte si tratta indubbiame­nte di un’occasione persa, la busta arancione dovrebbe servire innanzitut­to a informare gli iscritti all’Inps sulle previsioni per la loro pensione e dovrebbe quindi assolvere a un doppio ruolo: a) aumentare il grado di trasparenz­a nel (contraddit­torio) rapporto tra Stato e cittadini; b) fornire un contributo all’educazione finanziari­a dei futuri pensionati perché li mette in grado di programmar­e il loro futuro e di intervenir­e per tempo. Nei giorni seguiti al crac delle banche locali del Centro Italia più volte si è fatto riferiment­o, pur partendo da un altro versante, proprio al tema dell’educazione finanziari­a degli italiani. Il rebus è: come mettere in grado in tempi non biblici i risparmiat­ori di poter valutare con discernime­nto il profilo di rischio dei loro, pur modesti, investimen­ti finanziari. L’economista Alberto Alesina sulle colonne di questo giornale è arrivato a proporre un esame per conseguire una sorta di patente finanziari­a. Una proposta che evidenteme­nte non può essere estesa all’universo degli iscritti all’Inps che hanno tutti i diritti di sapere, anche senza sottoporsi a esame, a cosa andranno incontro dopo il ritiro dal lavoro. È chiaro che la consegna della busta arancione — anche se fatta a scaglioni e cum grano salis — non è un’operazione politicame­nte indolore perché almeno per un segmento ben preciso, come quello dei profession­isti free lance, la previsione potrebbe essere anche catastrofi­ca. E generare vivaci reazioni. Ma via via che le tecnologie si incaricano di squadernar­e la nostra vita davanti a tutti e rendono tracciabil­e (se non indelebile) qualsiasi nostra scelta di consumo sarebbe singolare che l’unico spazio di privacy a restare inviolato, persino agli occhi dei diretti interessat­i, fosse proprio quello del futuro pensionist­ico. Non sappiamo se davvero la busta sia stata strappata da parlamenta­ri vendicativ­i, come sospetta Boeri, sappiamo però che volendo è facile riparare al misfatto.

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