Corriere della Sera

«Gli spari, poi una fiammata» Tre vittime nel poligono privato

Ferrara, l’ipotesi della saturazion­e di gas: 5 feriti, 2 soccorrito­ri in ospedale

- DAL NOSTRO INVIATO Riccardo Bruno

«Avevo appena finito di sparare, ho posato il fucile e ho visto una fiammata venirmi incontro». Ha la testa fasciata, come il braccio. Parla a fatica, ancora sotto choc. È uno dei sei appassiona­ti di tiro che ieri mattina è riuscito a scappare in tempo dal poligono alla periferia di Portomaggi­ore, trenta chilometri da Ferrara.

È tornato quando è già buio, guarda il capannone incredulo. Erano in nove all’interno, tre sono ancora lì. I carabinier­i e i Vigili del fuoco, che non riescono ancora a entrare, li definiscon­o dispersi, ma hanno pochi dubbi sul fatto che sono rimasti in trappola e carbonizza­ti.

Uno è di Portomaggi­ore, gli altri di paesi vicini: due di 65 anni, il terzo di 47, amanti della caccia, a quanto pare, ma le identità non sono state diffuse.

In serata c’è ancora qualche focolaio acceso, le ondate di fumo grattano la gola dei pompieri e degli abitanti di questo quartiere di case basse. Il tetto del capannone è venuto giù, resta solo lo scheletro. «Li vedete gli archi delle capriate? Potrebbero crollare uno dietro l’altro. E così anche i muri» indica Valentino Guzzinati, ispettore dei Vigili del fuoco.

Due suoi uomini hanno tentato di entrare ma sono stati investiti dalle macerie, feriti in modo lieve che si sono aggiunti agli altri tre che erano all’interno al momento dell’incendio. Tutti medicati e dimessi in giornata dall’ospedale.

I gestori del poligono si aggirano davanti al capannone giallo con la facciata azzurra che prima di diventare palestra per appassiona­ti d’armi è stato magazzino del macello comunale, pasticceri­a, deposito di autotraspo­rti e infine laboratori­o per la riparazion­e dei computer. Fabio Ghesini, tre anni fa, ha deciso di mollare con l’informatic­a e ha chiesto le autorizzaz­ioni per aprire il campo di tiro. Insieme al padre, entrambi appassiona­ti cacciatori, hanno fondato l’Asd Poligono. Con qualche soddisfazi­one.

Mese dopo mese i soci sono diventati oltre 200, quei locali spartani punto di ritrovo anche per una cena o una grigliata

Porta telecomand­ata L’incendio partito al pian terreno. Una porta telecomand­ata forse ha impedito la fuga

nel cortile retrostant­e. Prima due linee di tiro, poi altre tre al primo piano.

I tre dispersi si trovavano proprio nella parte superiore. «Stiamo vagliando tutte le ipotesi, un corto circuito o una saturazion­e di gas prodotto dalle stesse armi» spiega il maggiore Roberto Rapino, comandante della compagnia di Portomaggi­ore. Le fiamme quasi sicurament­e sono partite dal pian terreno. Un testimone ha parlato di una porta che si aziona anche con un telecomand­o, potrebbe essersi bloccata e aver impedito la fuga.

La Procura di Ferrara ha aperto un fascicolo seguito dal sostituto Ombretta Volta, i rilievi oltre che dai Vigili del fuoco sono affidati alla sezione investigat­iva del comando provincial­e dei carabinier­i.

Solo stamattina, con l’intervento di una gru e di un braccio meccanico, si potranno eliminare le parti pericolant­i, accedere

all’interno del capannone e recuperare i corpi delle tre sfortunate vittime. Uno di loro aveva parcheggia­to l’auto, una Peugeot color carta da zucchero, proprio davanti all’ingresso del poligono. È rimasta lì per tutto il giorno, finché un carro attrezzi non l’ha portata via.

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Sventrato Il poligono di Portomaggi­ore, nel Ferrarese, dopo l’esplosione

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