Verdi, Mozart e il «raro» Paisiello 40 anni sul podio (con passione)
Da oggi in edicola il catalogo «La musica è la mia vita» selezionato dall’artista
Giulietta di Prokof’ev, inciso con la Chicago Symphony Orchestra nel 2014. Questo ambito permette di individuare piuttosto chiaramente l’evoluzione della prassi esecutiva del maestro napoletano. Mentre Claudio Abbado si affermò da giovane come direttore analitico e rigoroso, salvo diventare con la maturità sempre più appassionato e pieno di slancio espressivo, Riccardo Muti, al contrario venne immediatamente individuato come interprete caldo e tumultuoso, mentre con l’andare degli anni, senza per questo diventare un «freddo», ha manifestato gradi vieppiù accentuati di lucida oggettività e trasparenza.
Fino agli anni ottanta-novanta, quasi tutti i dischi venivano incisi in studio; a partire dai novanta, e ancor più oggi, li si registrano dal vivo, durante esecuzioni o rappresentazioni pubbliche. Così anche i dischi della presente collana. Ciò può far pensare che le incisioni meno recenti siano più accurate, poiché ogni passaggio non perfettamente rifinito lo si poteva reincidere più volte e rieditare a piacimento. Ma non è così nel caso dei dischi di Muti, perché il direttore non ha mai amato, nemmeno in studio, le incisioni fatte segmento dopo segmento da «cucire» in un secondo momento, preferendo registrare i brani per ampie arcate, onde non smarrire il senso formale complessivo.
Resta infine da chiedersi quali siano le incisioni migliori. Questo naturalmente è un ambito soggettivo, mentre lo è un po’ meno stabilire per quali compositori il direttore d’orchestra napoletano possa indiscutibilmente dirsi di riferimento. I nomi di Verdi e Mozart si situano senz’altro in cima alla lista ma, oltre a Berlioz, di cui è presente la Sinfonia drammatica Romeo e Giulietta, non vanno assolutamente tenuti in second’ordine autori del Novecento storico come Orff, Stravinskij e Prokof’ev, che Muti rilegge con vigore pari alla lucidità formale.
@Chicogir