Di Stefano, tenore quasi per caso nella «Traviata» incisa a Londra
Neglianni Ottanta, quando era normale registrare i dischi in sala di incisione, succedeva che un solista sovraincidesse la propria parte sopra una base precedentemente incisa dall’orchestra. La collazione veniva poi definitivamente messa a punto dai tecnici delle case discografiche. Non era una prassi ideale ma risolveva non pochi problemi logistici, come ad esempio sincronizzare l’agenda di artisti assai impegnati. Convinto però che nelle sale di incisione occorresse ricreare il più possibile l’atmosfera di un’esecuzione dal vivo, Riccardo Muti si è sempre opposto a tale abitudine. Con una singolare, imprevedibile eccezione. Nel 1981 era a Londra negli studi di Abbey Road per registrare La traviata con la Philharmonia Orchestra. Per le parti principali erano stati scritturati Renata Scotto, Alfredo Kraus e Renato Bruson. Come comprimari, invece, il dirigente della Emi John Mordler aveva assoldato alcuni giovani artisti allora impegnati in parti minori al Covent Garden. E tra di loro era il tenore cui spetta il compito di cantare la frase «La cena è pronta», pronunciata da un domestico nel 2° atto. Ma era inglese e la cantava in un italiano improbabile. Muti perciò lo protestò. Incise l’opera e tornò in Italia lasciando quella traccia «vuota». Alcuni giorni dopo, gli studi erano riservati a Giuseppe Di Stefano, che doveva incidere tutt’altro. Mordler non si fece scappare l’occasione e convinse il divo, in cambio di una bottiglia di champagne, a cantare quella frase. Ecco perché quella Traviata annovera nientemeno che Pippo Di Stefano nella minuscola parte del Domestico.