La caduta Berardi su rigore colpisce al 95’ Il super Sassuolo sbanca San Siro
L’Inter specialista in harakiri Prima spreca poi si spezza
C’è un momento in ogni partita in cui devi rassegnarti al tuo vero Fine. Quello dell’Inter ieri, a docce già accese, era guadagnare un punto. Invece, come contro la Lazio, i manciniani sono usciti da San Siro a zero per un errore inaccettabile a questi livelli. Allora fu la follia di Melo all’87’. Stavolta, al 95’, è stato l’errore collettivo di Nagatomo (rinvio sgangherato), Murillo (salto circense) e Miranda (abbraccio a Defrel) al 95’. Così Berardi ha colpito su rigore, il Sassuolo ha vinto e l’Inter ha salutato la vetta, risucchiata da Napoli e Juventus, persa la chance di allungare su Fiorentina e Roma.
Ora, sbagli tecnici a parte, bisogna capire perché l’Inter si sia trovata nella condizione di benedire un punto anziché tre e la risposta è semplice: il Sassuolo è un’ottima squadra che ha giocato un’ottima partita, peraltro senza sorprenderci se è vero che ha 31 punti con una gara in meno, ha battuto Napoli e Juve e pareggiato con Fiorentina e Roma e può nutrire serie ambizioni europee. Faticarci contro — in un match bello e folle in cui non a caso i migliori sono stati i portieri — ci sta, insomma; così come ci sta che Handanovic abbia dovuto superarsi due volte da vicino (su Missiroli e Floro Flores) e una da lontano su punizione di Sansone.
Anche per questo è incoraggiante per i manciniani constatare come le palle gol siano state 4 nel primo tempo (Icardi e 3 Ljajic, le prime due clamorose) e 3 nella ripresa (2 Ljajic, Jovetic), con 21 tiri; Consigli sia stato fenomenale almeno 3 volte; il gioco, paradossalmente visto lo stato precario del centrocampo, abbia prodotto molto più del solito grazie soprattutto a Ljajic che, pur con i suoi errori, pare al momento imprenscindibile. Ma è solo la beffarda conferma della famosa teoria di Mancini: meglio un tiro, un gol e 3 punti che il fumo senza sostanza, essendo la bellezza nulla senza vittoria.
Se però allarghiamo la visione, ci accorgiamo che certi segnali di ieri sono persino più inquietanti del risultato: 1) l’Inter è al 2° k.o. consecutivo a San Siro, dove ha raccolto 3 delle 4 sconfitte totali, già tante per un eventuale piano scudetto; 2) alcuni giocatori sono in calo: notevole la bambola presa dalla mediana Brozovic, Medel e Kondogbia (involuto e sfiduciato) contro Magnanelli, il perfetto Missiroli (uno adattissimo al 4-3-3 del Mancio) e quel Duncan scuola Inter che legittimerebbe domande su certe traiettorie di mercato; 3) senza adeguata protezione, anche il muro Miranda-Murillo traballa; 4) Mancini ha scelto di confermare per la prima volta la formazione dopo 18 esperimenti 4 giorni dopo una gara dura come quella di Empoli: altri flop come Nagatomo e Perisic dicono che forse serviva linfa nuova; 5) se il primo cambio in attacco è lo spompo Palacio e non Jovetic, il caso esiste e chissà se è risolvibile.
Il tecnico interista dice che «qualche limite lo abbiamo, ma paghiamo troppo a caro prezzo i nostri errori. Potevamo avere più punti». Resta il fatto che alla 5ª giornata l’Inter ne aveva 9 sul Napoli e 11 sulla Juve e li ha già bruciati. Non è un dramma, perché ogni traguardo resta possibile. Ma il ritorno per l’Inter adesso comincia in salita: saprà scalarla?