Corriere della Sera

La caduta Berardi su rigore colpisce al 95’ Il super Sassuolo sbanca San Siro

L’Inter specialist­a in harakiri Prima spreca poi si spezza

- Alessandro Pasini

C’è un momento in ogni partita in cui devi rassegnart­i al tuo vero Fine. Quello dell’Inter ieri, a docce già accese, era guadagnare un punto. Invece, come contro la Lazio, i manciniani sono usciti da San Siro a zero per un errore inaccettab­ile a questi livelli. Allora fu la follia di Melo all’87’. Stavolta, al 95’, è stato l’errore collettivo di Nagatomo (rinvio sgangherat­o), Murillo (salto circense) e Miranda (abbraccio a Defrel) al 95’. Così Berardi ha colpito su rigore, il Sassuolo ha vinto e l’Inter ha salutato la vetta, risucchiat­a da Napoli e Juventus, persa la chance di allungare su Fiorentina e Roma.

Ora, sbagli tecnici a parte, bisogna capire perché l’Inter si sia trovata nella condizione di benedire un punto anziché tre e la risposta è semplice: il Sassuolo è un’ottima squadra che ha giocato un’ottima partita, peraltro senza sorprender­ci se è vero che ha 31 punti con una gara in meno, ha battuto Napoli e Juve e pareggiato con Fiorentina e Roma e può nutrire serie ambizioni europee. Faticarci contro — in un match bello e folle in cui non a caso i migliori sono stati i portieri — ci sta, insomma; così come ci sta che Handanovic abbia dovuto superarsi due volte da vicino (su Missiroli e Floro Flores) e una da lontano su punizione di Sansone.

Anche per questo è incoraggia­nte per i manciniani constatare come le palle gol siano state 4 nel primo tempo (Icardi e 3 Ljajic, le prime due clamorose) e 3 nella ripresa (2 Ljajic, Jovetic), con 21 tiri; Consigli sia stato fenomenale almeno 3 volte; il gioco, paradossal­mente visto lo stato precario del centrocamp­o, abbia prodotto molto più del solito grazie soprattutt­o a Ljajic che, pur con i suoi errori, pare al momento imprenscin­dibile. Ma è solo la beffarda conferma della famosa teoria di Mancini: meglio un tiro, un gol e 3 punti che il fumo senza sostanza, essendo la bellezza nulla senza vittoria.

Se però allarghiam­o la visione, ci accorgiamo che certi segnali di ieri sono persino più inquietant­i del risultato: 1) l’Inter è al 2° k.o. consecutiv­o a San Siro, dove ha raccolto 3 delle 4 sconfitte totali, già tante per un eventuale piano scudetto; 2) alcuni giocatori sono in calo: notevole la bambola presa dalla mediana Brozovic, Medel e Kondogbia (involuto e sfiduciato) contro Magnanelli, il perfetto Missiroli (uno adattissim­o al 4-3-3 del Mancio) e quel Duncan scuola Inter che legittimer­ebbe domande su certe traiettori­e di mercato; 3) senza adeguata protezione, anche il muro Miranda-Murillo traballa; 4) Mancini ha scelto di confermare per la prima volta la formazione dopo 18 esperiment­i 4 giorni dopo una gara dura come quella di Empoli: altri flop come Nagatomo e Perisic dicono che forse serviva linfa nuova; 5) se il primo cambio in attacco è lo spompo Palacio e non Jovetic, il caso esiste e chissà se è risolvibil­e.

Il tecnico interista dice che «qualche limite lo abbiamo, ma paghiamo troppo a caro prezzo i nostri errori. Potevamo avere più punti». Resta il fatto che alla 5ª giornata l’Inter ne aveva 9 sul Napoli e 11 sulla Juve e li ha già bruciati. Non è un dramma, perché ogni traguardo resta possibile. Ma il ritorno per l’Inter adesso comincia in salita: saprà scalarla?

 ??  ?? Ultimo minuto Domenico Berardi, 21 anni, trasforma al 95’ il rigore concesso per atterramen­to di Defrel. Per Berardi si tratta del terzo gol in questo campionato (Liverani)
Ultimo minuto Domenico Berardi, 21 anni, trasforma al 95’ il rigore concesso per atterramen­to di Defrel. Per Berardi si tratta del terzo gol in questo campionato (Liverani)

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