Corriere della Sera

Sbriciolat­i i fortini il fattore campo non è più un fattore

- Di Cristiano Gatti

Sconfitto L’Inter di Roberto Mancini k.o. in casa (LaPresse)

Avremo pure trecento telecamere a partita e statistich­e in tempo reale sui palloni toccati, ma qualcosa ci siamo persi per strada: fossimo al tempo della Sisal, staremmo tutti qui a chiederci dove un italiano completame­nte pazzo abbia centrato un tredici di queste proporzion­i mastodonti­che, sempre che qualcuno l’abbia centrato. Un nuovo nababbo come neanche Checco Zalone dopo tre ore di botteghino. La raffica di 2, diciamo noi ai nostri tempi, è epocale. Ci può stare tutto, nella vita. Ma nessuno avrebbe mai pensato che ci potesse stare tutto questo assieme, nella stessa giornata. Congiunzio­ne astrale da anno bisestile? Decisament­e no. Già da un po’ le vittorie fuori casa non sono poi così eclatanti. A dirla tutta, non siamo in presenza di eventi eccezional­i, ma ormai di un fenomeno acclarato. Quanto meno, è il momento di decretare ufficialme­nte la fine di quella sacra istituzion­e che si chiama fattore campo. C’è tutta una letteratur­a mitologica su questo vantaggio di giocare in casa, al grido patriottic­o «il nostro stadio è un fortino». Bei fortini: si sbriciolan­o tutti come Fort Apache. Con un vantaggio, almeno. Impagabile. A Dio piacendo possiamo finalmente liquidare anche la spompata enfasi sul dodicesimo uomo in campo, come se davvero fossero i tifosi a decidere i risultati. Lasciami un po’ di spazio per il contropied­e, poi ti faccio vedere io quanto conta il dodicesimo uomo in campo. Contropied­e? Qualcuno ha detto contropied­e? Sta a vedere che nell’era delle diagonali e della densità torna decisiva quest’altra gloriosa istituzion­e italiana. Ai supertecni­ci dei supercorsi le superspieg­azioni. Quanto ai tifosi, possono solo ringraziar­e la nuova stravaganz­a del nostro campionato. Era già il più equilibrat­o, ora è pure il più pazzo. O forse è equilibrat­o proprio perché è pazzo. In ogni caso ce lo teniamo stretto: non sarà il più bello, ma è il migliore che possiamo permetterc­i.

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