Profughi redistribuiti a Nord Entro due mesi cambia il «Trattato di Dublino»
L’allarme l’ha lanciato nell’Europarlamento il presidente stabile del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, sostenendo l’urgenza di affrontare i nodi principali dell’emergenza immigrazione «entro due mesi». Tusk ha considerato il summit dei 28 capi di Stato e di governo, in programma il 17 e 18 marzo prossimi, come «l’ultima occasione» per dimostrare che la strategia attuata dall’Unione europea «funziona». Potrebbe quindi essere accelerata anche la revisione del Trattato di Dublino, che assegna i rifugiati al Paese di ingresso nell’Ue e ha reso spesso insostenibile la situazione sulle coste a Sud dell’Italia e della Grecia. Secondo il quotidiano
Financial Times la Commissione europea del lussemburghese Jean- Claude Juncker avrebbe deciso di far elaborare l’attesa proposta in proposito proprio in marzo «segnando una vittoria per il premier Matteo Renzi».
Renzi e il ministro degli Interni Angelino Alfano hanno più volte sollecitato questo intervento, che di fatto è stato condiviso dai principali Paesi membri quando hanno accettato l’accordo Ue di ricollocazione dei profughi (finora però ancora non decollato e con opposizione nei Paesi dell’Est). Lo scontro di Palazzo Chigi contro la Ue a guida solo tedesca sembra comunque destinato a far includere questo specifico dossier in una trattativa complessiva. La Germania e altri Paesi membri del Nord Europa intendono condizionare la riforma del Trattato di Dublino, che li porterebbe ad accogliere più profughi, a regole più stringenti per l’identificazione di quanti sbarcano in Italia e in Grecia. L’obiettivo è impedire il proseguimento verso il Nord Europa dei cosiddetti migranti economici (destinati al rimpatrio). La cancelliera tedesca Angela Merkel preme poi per avere il via libera dell’Italia ai tre miliardi promessi alla Turchia per convincere il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a impegnarsi a frenare l’enorme esodo di profughi siriani e iracheni, diretti principalmente in Germania attraverso la rotta dei Balcani.
A Roma ricordano di essere stati lasciati soli per anni dalla Ue quando l’emergenza immigrazione era concentrata nel Mediterraneo. Non intendono quindi sborsare una quota ora che è Merkel sotto pressione per l’eccessivo arrivo di extracomunitari. L’Italia chiede che i fondi vengano presi tutti dal bilancio comunitario e chiarezza su come verranno spesi da Erdogan. La revisione del Trattato di Dublino entro marzo potrebbe facilitare il compromesso.