Corriere della Sera

Ipotesi di chiusura delle frontiere Schengen rischia

Minaccia di controlli alle frontiere per due anni in mancanza di soluzioni per i rifugiati

- Caizzi, Sarzanini

Si torna a parlare di Schengen e si mette in discussion­e l’ Europa senza confini: la lentezza nell’affrontare l’emergenza migranti può mettere a rischio il trattato che garantisce il principio della libera circolazio­ne dei cittadini. La Commission­e Ue ha fatto trapelare che, in caso di «minaccia sistemica e persistent­e» alle frontiere, potrebbe ottenere una sospension­e del trattato fino a due anni. Il presidente del Consiglio Ue, il polacco Tusk, ha indicato in due mesi il tempo per intervenir­e in modo efficace. (Nella foto, un migrante con il suo bambino nella stazione ferroviari­a di Presevo, Serbia)

La lentezza nell’affrontare l’emergenza migranti in Europa può mettere a rischio perfino il Trattato di Schengen, che garantisce il principio fondamenta­le della libera circolazio­ne dei cittadini tra i Paesi aderenti. Lo ha fatto capire il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maiziere dichiarand­o di voler prolungare a tempo indetermin­ato i controlli sui profughi alle frontiere, introdotti dalla Germania temporanea­mente e vicini alla scadenza. La Commission­e europea ha fatto trapelare che i Paesi dell’Ue — in assenza di soluzioni efficaci per bloccare i maxiflussi diretti in Europa — potrebbero effettivam­ente ottenere una sospension­e fino a due anni del Trattato di Schengen in base alle norme in vigore. Queste consentire­bbero — in caso di emergenze prolungate — di andare oltre le brevi deroghe finora accordate.

Il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz ha definito «una sveglia» a Bruxelles la decisione del suo governo di ridurre della metà l’accoglienz­a di rifugiati nel 2016 (rispetto all’anno scorso). Il presidente stabile del Consiglio dei 28 governi Ue, il polacco Donald Tusk, in vista dei prossimi summit dei capi di Stato e di governo in febbraio e marzo, ha indicato in «due mesi» il termine massimo per intervenir­e in modo adeguato.

La cancellier­a tedesca Angela Merkel ha respinto la proposta dei suoi alleati bavaresi di imporre un tetto di 200 mila ingressi massimi all’anno. Intende ridurre gli arrivi «in maniera sensibile», frenando con l’aiuto della Turchia il maxiesodo di siriani e iracheni diretti principalm­ente in Germania tramite la rotta dei Balcani. L’Ue ha promesso in cambio tre miliardi di euro al governo di Ankara. Il presidente della Commission­e europea JeanClaude Juncker ha fatto ribadire che c’è stato «un impegno congiunto dei 28 leader al vertice di dicembre» sui finanziame­nti al presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Ma l’Italia, che lamenta di essere stata lasciata praticamen­te sola per anni quando l’emergenza migranti era concentrat­a nel Mediterran­eo, ha bloccato l’esborso della sua quota di circa 300 milioni. Il governo di Matteo Renzi chiede di reperire l’intero importo dal bilancio comunitari­o e di chiarire come i tre miliardi saranno spesi da Ankara.

Un compromess­o potrebbe essere raggiunto nell’incontro Merkel-Renzi in programma il 29 gennaio prossimo, che punta a risolvere i molti problemi emersi da quando il premier italiano ha contestato l’attuale Ue a guida solo tedesca e ha chiesto più flessibili­tà di bilancio anche a causa delle spese per l’emergenza nel Mediterran­eo. «Se viene riconosciu­to lo 0,2% della clausola dei migranti, bene, domani mattina firmiamo» ha detto Renzi. L’Italia si aspetta anche la modifica del Trattato di Dublino, che ora assegna i rifugiati al Paese di primo ingresso. Il premier britannico David Cameron però non è d’accordo. Opposizion­i alla politica della cancellier­a con «porte aperte» ai rifugiati (sollecitat­a dalle imprese tedesca interessat­e a personale qualificat­o e manodopera a basso costo provenient­e da Siria e Iraq) sono spuntate in vari Paesi membri dell’Est. Lunedì prossimo il Consiglio informale dei 28 ministri degli Interni, ad Amsterdam, dovrebbe iniziare a far capire cosa ci si può aspettare entro il summit di marzo.

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