Corriere della Sera

«Le vostre banche al riparo»

- Di Federico Fubini

Parla con aria rassicuran­te: «Le banche italiane sono al sicuro». A dirlo al Corriere è l’economista tedesca Elke König, renana, 62 anni, presidente del Consiglio unico di risoluzion­e.

Il nuovo palazzo del Consiglio unico di risoluzion­e dell’unione bancaria sorge nel centro di Bruxelles come una perfetta metafora dell’euro: un grosso investimen­to per un’architettu­ra moderna e di lusso, ma il cantiere è in ritardo, c’è odore di calcinacci ovunque e nell’atrio si gela non appena il tempo volge al brutto.

È da qui che Elke König, un’economista tedesca dall’aria di una rassicuran­te zia di campagna, esercita dal primo gennaio un potere immenso. A lei non sembra importare molto che il suo nome e il suo volto non siano famosi, che quasi nessuno nel ceto politico italiano abbia mai sentito parlare di lei e della sua agenzia, o che persino fra gli addetti ai lavori pochi abbiano capito quali leve lei abbia in mano. Come presidente del Consiglio unico di risoluzion­e Elke König può decidere se e quando un istituto di credito deve passare per il trattament­o che hanno già subito Banca Etruria, Marche, Carife e CariChieti: discontinu­ità societaria e una sforbiciat­a sui risparmiat­ori. La sola differenza è che da ora in poi a perdere i loro fondi sarebbero anche gli obbligazio­nisti ordinari e i correntist­i sopra i 100 mila euro, non più solo gli azionisti e i detentori di titoli subordinat­i.

Renana, 62 anni la settimana prossima, fino al 2014 presidente dell’autorità di mercato tedesca Bafin, Elke König naturalmen­te non decide da sola quando e quale banca dell’aria euro mandare in risoluzion­e. Ma quasi. Le delibere si votano a maggioranz­a in un Consiglio dove oggi siedono, oltre a lei, un finlandese, una olandese, l’italiano Mauro Grande, uno spagnolo e un francese. Ma in caso di parità tre a tre — magari i tre mediterran­ei contro i tre nordici — il voto della presidente vale doppio. Ed è poi improbabil­e che la Commission­e Ue, chiamata a ratificare, si rifiuti di farlo. Per questo oggi Elke König meriterebb­e di vincere il premio per la personalit­à dal potere più vasto ma disconosci­uto nel mondo. E anche in Italia, visto che i giornalist­i esteri ormai iniziano a chiederle se inizierà ad applicare i suoi nuovi poteri a parti del sistema bancario a sud delle Alpi.

Sono domande inutili. König non risponderà. Ma tutte le indicazion­i in questo palazzo in costruzion­e dietro la cattedrale di Bruxelles dicono che la presidente è più saggia, meno finanziari­amente talebana e più disposta a soluzioni ragionevol­i di come la dipingano i detrattori. Nel Consiglio unico di risoluzion­e oggi non c’è nessuna voglia, né tantomeno alcuna preparazio­ne in corso per «risolvere» Montepasch­i o di qualunque altra banca italiana. Giorni fa König stessa ha detto che la sua autorità «non ha casi imminenti per le mani».

Proprio per non dare segnali che potevano essere male interpreta­ti, all’ultimo momento ieri mattina König ha eliminato una frase da un discorso che doveva tenere a Bruxelles: «Sarebbe falso negare che c’è un certo numero di banche che monitoriam­o attentamen­te». Queste parole erano presenti nella versione del discorso distribuit­a in anticipo, non in quella finale.

Se c’è qualcosa che si spera nel Consiglio di risoluzion­e, oltre che di avere una sede riscaldata presto, è piuttosto un risultato politico. Serve un accordo fra l’Italia e la Commission­e Ue su come lo Stato può aiutare le banche a cedere parte dei 200 miliardi crediti in default che oggi le dissanguan­o. Ormai in questa nuova agenzia di Bruxelles si fa largo l’idea che anche la Commission­e debba venire un po’ incontro all’Italia, anziché pretendere svalutazio­ni draconiane che distrugger­ebbero i bilanci di alcune banche. Se si arriva all’intesa, al Consiglio di risoluzion­e si conta che anche Mps potrebbe gestire e smaltire gradualmen­te i suoi crediti in default. Senza sussulti, aspettando un compratore.

Ormai è una questione così impellente che mercoledì ne ha parlato anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble al telefono con Roma. In Germania, come a Bruxelles, nessuno vuole una crisi bancaria in un Paese del G7 come l’Italia. Scuoterebb­e i fragili equilibri dell’euro e i mercati globali.

Se l’incertezza resta è anche perché l’inefficaci­a del governo nel farsi valere, vista da Bruxelles, è lampante. Non solo per colpa dei decibel alti della politica. Sul piano tecnico l’impegno del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è stato costante, quello del suo direttore generale Vincenzo La Via no. Nessuno in Commission­e, o nel gelido palazzo di Elke König, sembra averci mai parlato dei vitali dettagli bancari che potrebbero decidere il futuro del Paese.

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 ??  ?? Chi è Elke König è presidente del Consiglio unico di risoluzion­e, ente che garantisce la risoluzion­e ordinata delle banche in difficoltà
Chi è Elke König è presidente del Consiglio unico di risoluzion­e, ente che garantisce la risoluzion­e ordinata delle banche in difficoltà

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