Corriere della Sera

Miniprezzi e «bad bank» spingono il risiko

Il premier apre alle aggregazio­ni nel credito. Da Siena alle Popolari le ipotesi sul tavolo

- di Sergio Bocconi

Ieri per le banche italiane in Borsa è stata una giornata di grandi rimbalzi, dopo le cadute di mercoledì. La domanda di fondo è: cosa può giustifica­re un simile andamento dei prezzi? Il Montepasch­i, che mercoledì aveva perso il 22,2%, ieri ha guadagnato il 43,14%, Carige, che era affondata del 17,79%, è risalita del 29,8%, il Banco Popolare ha ripreso il 10,31%, Bpm il 4,37%, Unicredit il 7,93%, , Mediobanca il 5,54%, Intesa Sanpaolo il 4,88%.

Le azioni hanno cominciato a riprendere quota dall’apertura di Borsa, prima dell’intervento del presidente Bce Mario Draghi. È possibile perciò rintraccia­re una ragione del rally nelle dichiarazi­oni rilasciate mercoledì sera, a Borsa chiusa, da Danièle Nouy, presidente del board di supervisio­ne bancaria Bce: per quanto riguarda le sofferenze non è prevista alcuna azione sull’Italia, questionar­i sono stati inviati a banche non solo italiane. Draghi è stato ancora più esplicito: « Sui non performing loan non c’è niente di nuovo, non è stato chiesto nessun nuovo e inatteso accantonam­ento o aumento di capitale, le banche italiane hanno un livello di patrimonia­lizzazione nella media dell’eurozona e un alto livello di garanzie e collateral­i». Infine: «Per i crediti deteriorat­i ci vuole tempo».

E nelle indiscrezi­oni su un’accelerazi­one per la bad bank, con un accordo a giorni con la Ue, è forse rintraccia­bile un’altra ragione della ripresa delle quotazioni. Una «schiarita» sul tema non è stata ignorata sul mercato, anche se il premier Matteo Renzi ieri in serata a «Porta a Porta» ha sottolinea­to che l’accordo, «non è decisivo perché la bad bank grande bisognava farla prima delle regole» sul bail-in introdotte a gennaio».

Così come in Borsa non sono sfuggite le dichiarazi­oni rilasciate sempre da Renzi a «Il sole 24 Ore» e sui tavoli degli operatori in mattinata: « Il Monte Paschi oggi è a prezzi incredibil­i. La soluzione migliore sarà quella che il mercato deciderà. Mi piacerebbe tanto fosse italiana, ma chiunque verrà farà un ottimo affare», dato che la banca senese «è risanata». Il premier ha poi ribadito che le Popolari «hanno oggi le caratteris­tiche per essere protagonis­te di aggregazio­ni». Parole sufficient­i a far ripartite ipotesi di risiko. Una soluzione aggregativ­a per Mps, agevolata magari dalla caduta dei prezzi (l’istituto a inizio anno capitalizz­ava 3,6 miliardi, ieri 2) è attesa perché avrebbe valore «sistemico». Ma banche solide e dotata di risorse come Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno ribadito di non avere interesse per la banca senese e Piazzetta Cuccia ha aggiunto di non aver ricevuto pressioni dal governo per un intervento. Sul mercato si ricomincia a guardare anche all’estero ed è tornato a circolare il nome della francese Bnp Paribas, che in Italia ha rilevato Bnl. Rispetto alle Popolari i riflettori sono su Bpm per un’operazione con il Banco Popolare, dopo che per la banca milanese anche Ubi aveva manifestat­o interesse e rilanciato. Qualche operatore fa notare che il valore del Banco, più colpito mercoledì, da inizio anno è sceso da 4,6 a 3,4 miliardi, mentre quello di Bpm da 4 a 3,5 miliardi e ciò può influire sul tema dei concambi. Altri ritengono però che un riequilibr­io sia probabile con una Borsa più stabile. E sui tempi alcuni pensano che l’accelerazi­one sulla bad bank possa portare ad anticipare eventuali mosse. Soprattutt­o su Mps.

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