Corriere della Sera

Incinta con l’ovocita di 10 anni fa A Bologna il primo caso italiano

L’annuncio della scienziata Porcu, che attacca: utero in affitto, nuova schiavitù

- DALLA NOSTRA INVIATA

Era ossessiona­ta dal pensiero che un figlio non l’avrebbe avuto mai più. Desiderio sfumato a 27 anni, l’età in cui una menopausa precoce aveva azzerato il suo patrimonio riprodutti­vo. Invece due mesi fa per lei, trentaduen­ne con invariato amore per la maternità, è cominciata inaspettat­amente una seconda vita. Incinta grazie a un’eterologa ottenuta utilizzand­o l’ovocita di una donatrice. Una cellula minuscola rimasta congelata il tempo record di dieci anni, appartenen­te a una donna all’epoca giovane, ora mamma di due figli nati con una tecnica omologa (il seme del marito) e che dunque non programmav­a nuove gravidanze.

Una prima volta tutta italiana («e forse anche al mondo») quella di Eleonora Porcu, direttrice del centro di procreazio­ne medicalmen­te assistita del policlinic­o Sant’OrsolaMalp­ighi di Bologna, prima struttura ad avviare a metà degli anni Novanta un programma di crioconser­vazione di gameti femminili. «La particolar­ità del nostro successo consiste nel decennio trascorso tra congelamen­to e utilizzo. Un evento singolare. Per l’eterologa abbiamo una lista di attesa di oltre 220 coppie. Noi diamo la precedenza alle più giovani perché hanno maggiori possibilit­à», ha spiegato la sua filosofia scientific­a la ginecologa in un workshop organizzat­o nell’università bolognese.

La professore­ssa Porcu, cattolica, è da due anni vicepresid­ente del Consiglio Superiore di Sanità. Ed è per il ruolo istituzion­ale che fa notizia il suo giudizio tagliente sulla maternità surrogata, o utero in affitto, tema diventato attuale per il dibattito sulle unioni civili: «A differenza di Umberto Veronesi, ne penso il peggio possibile. È una moderna forma di schiavitù femminile. Sono indignata. Bisogna affrancars­i da questa modalità di sfruttamen­to del corpo femminile».

Da quando la Corte Costituzio­nale a metà 2014 si è pronunciat­a a favore dell’eterologa, il Sant’Orsola ha avviato un programma di incentivaz­ione della donazione di ovociti congelati, proprietà di ex pazienti con problemi di infertilit­à già diventate mamme. Quattordic­i donne hanno accettato di regalare il loro tesoretto lasciato da parte. Cinque sono risultate idonee, hanno superato gli esami. Una sesta volontaria fertile, che ha avuto figli naturalmen­te senza l’aiuto della provetta, si è offerta di donare telefonand­o al numero verde aperto dall’ospedale per ricevere adesioni. Hanno risposto anche 4 uomini.

La mancanza di ovociti e spermatozo­i è lo scoglio dell’eterologa

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