La tutela ad hoc (senza premio) per chi denuncia la corruzione
Sarà tutelato dalla legge, anche se non riceverà alcun premio, chi denuncerà corruzione o illeciti compiuti in ufficio dai colleghi. È la proposta di legge approvata dalla Camera (il cosiddetto whistleblowing), che rafforza norme già previste dalla legge Severino per gli enti pubblici e le estende ai privati. Funzionerà così: un dipendente, nell’interesse dell’azienda, che denunci all’Autorità Anticorruzione o alla magistratura ordinaria e contabile un collega che ha agito in maniera illecita, non può essere sanzionato, licenziato o discriminato in conseguenza della sua denuncia. Multe da 5 mila a 30 mila euro sono infatti previste per chi discriminerà il dipendente. La denuncia non potrà mai essere anonima, anche se il nome di chi la presenta dovrà restare segreto. L’esposto dovrà essere fatto «in buona fede», senza che vi sia il sospetto di interessi personali, e «fondato su elementi di fatto»; la condotta illecita dovrà quindi essersi verificata. E infatti la norma contiene una «clausola anticalunnia»: se la segnalazione sarà considerata infondata o sarà verificata la mancanza di buona fede, per il dipendente che ha denunciato scatterà il provvedimento disciplinare fino al licenziamento. Esulta il M5S che ha voluto fortemente questa legge, votata anche dal Pd. Soddisfatto il sottosegretario Cosimo Ferri, per il quale il testo non lascia «alcuno spazio ai delatori ma tutela chi ha veramente a cuore la legalità». Prendono le distanze Conservatori e riformisti e Scelta civica. Durissima Forza Italia con Paolo Sisto: «Provvedimento ignobile, barbarie giuridica che introduce la delazione negli ambienti di lavoro».