Corriere della Sera

Anatomia di un delitto

Dallo scalo a Heathrow (con famiglia) al veleno versato nel tè al Millennium

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Fabio Cavalera

Omicidio sotto gli occhi distratti della Cia. Il primo novembre 2006 alle 15.59 le telecamere a circuito chiuso del Millennium Hotel a Mayfair, a pochi passi dall’ambasciata statuniten­se, riprendono Andrei Lugovoj e Dmitri Kovtun all’interno dell’albergo. Occupano due delle 48 camere. Al quarto piano, ha scritto pochi giorni fa il Guardian senza ricevere smentita, gli «spifferi» suggerisco­no che ci sia una «stazione» permanente dell’intelligen­ce americana. Una tragica beffa.

È in questo teatro, al Pine Bar del Millennium, che Alexander Litvinenko, ex agente dei servizi russi, dissidente fuggito nel 2000 nel Regno Unito, viene ammazzato col veleno radioattiv­o, il polonio 210 provenient­e dal sito nucleare Avangard della citta russa Sarov, versato nella teiera e nella tazza sul tavolo dove ha da poco incontrato Lugovoj e Kovtun, i sicari inviati da Mosca. Il pretesto della riunione è una collaboraz­ione d’affari.

Che Andrei Lugovoj e Dmitri Kovtun siano gli esecutori, spiega il rapporto della commission­e presieduta da Robert Owen, non vi è dubbio alcuno. Il primo è arrivato a Londra con la moglie e i tre figli: ufficialme­nte per assistere alla partita di Champions League Arsenal-Cska Mosca. Il secondo, suo amico d’infanzia, con un volo da Amburgo. Lugovoj è alle dipendenze del Fsb, il controspio­naggio russo. Kovtun è un ex militare, finto esule in Germania, rientrato in patria. Hanno una storia alle spalle costruita ad arte, argomenta sir Robert Owen, per nascondere la loro vera identità: Lugovoj nel curriculum ha un capitolett­o con un finto arresto a Mosca e Kovtun addirittur­a la defezione dall’esercito. Se fosse stato vero sarebbe finito alla corte marziale. Invece va avanti e indietro da Mosca.

Le telecamere, le prenotazio­ni, i voli. Tutto combacia. Nella camera 382, occupata al Millennium da Kovtun, saranno rinvenute cospicue tracce del veleno. Così pure sulle poltrone del Pine Bar.

E poi ci sono la confession­e della suocera di Kovtun, Eleonora Wall («Mi disse che aveva lui il polonio per uccidere Litrame tvinenko»), e di un teste il cui nome resta coperto («Kovtun mi confidò che doveva essere un monito per i dissidenti»). Le prove per la commission­e d’inchiesta sono evidenti. «Sono sicuro che lo hanno eliminato su ordine di altri» mette nero su bianco sir Robert Owen. Il problema è stabilire per conto di chi hanno operato. La conclusion­e, nel rapporto, è chiara: «Probabilme­nte» i mandanti sono Nikolay Patrushev, attuale segretario del consiglio di sicurezza russo nonché ex capo dei servizi segreti dal 1999 al 2008, e Vladimir Putin. Il ragionamen­to si basa su alcuni dati di fatto e su consideraz­ioni logiche.

Innanzitut­to il movente. Alexander Litvinenko era un ufficiale del Fsb russo che, scappato a Londra nel 2000, era entrato in contatto con i dissidenti, poi con Anna Politkovsk­aya, la giornalist­a uccisa il 7 ottobre 2006 (guarda caso) pochi giorni prima dell’avvelename­nto al Millennium e con la quale si era incontrato più volte, infine con gli oppositori ceceni (Litvinenko si era convertito all’Islam, è notato nel rapporto). Per un sito web ceceno aveva scritto un articolo rivelando la presenza negli archivi dei servizi segreti di Mosca di un videotape comprovant­e la pedofilia di Putin. Litvinenko, inoltre, conosceva le della corruzione ai più alti livelli dello Stato e dal 2004 riceveva dall’intelligen­ce britannico 2 mila sterline mensili per la sua collaboraz­ione. Aveva anche parlato con i servizi spagnoli e aveva offerto una deposizion­e alla commission­e parlamenta­re italiana Mitrokhin. Dunque, sottolinea Robert Owen, «esistevano forti motivi per organizzaz­ioni e individui all’interno dello Stato russo di agire contro Litvinenko».

Poste le premesse sul movente, i passaggi che portano a Putin hanno come cornice un assunto: certo omicidi non si commettono all’estero senza il via libera esplicito dall’alto. La commission­e ha interrogat­o diversi esperti di storia russa e un ex agente del Kgb, Yuri Shvets, riparato negli Stati Uniti nel 1993. «Nessuno nella gerarchia russa inizierebb­e un’azione simile senza coprirsi le spalle» ha indicato Shvets. Il professor Robert Service (insegna a Oxford) ha confermato: «Putin in persona approvò e il capo del Fsb Patrushev sapeva di avere il supporto del presidente». La logica. Ma non c’è la carta, a onore del vero, che documenti il loro diretto coinvolgim­ento.

Esistono però tre circostanz­e. Strane. Proprio nel 2006, prima dell’avvelename­nto al Millennium, Putin ottenne la modifica delle leggi antiterror­ismo con il via libera alla eliminazio­ne di chi cospira contro lo Stato. Il 24 novembre 2006 in un dibattito alla Duma il parlamenta­re Sergey Abeltsev commentò l’omicidio: «La meritata punizione per un traditore». E Putin scherzò: «La gente che ha fatto ciò non è Dio e il signor Litvinenko sfortunata­mente non è Lazzaro». Poi accolse in patria i due killer. Lugovoj fu promosso deputato e ricevette la massima onorificen­za di Stato. E Kovtun perdonato per la «diserzione». La finta diserzione. Solo un caso? Un delitto di Stato per sir Robert Owen. Forse nel covo della Cia.

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 ??  ?? Agonia Aleksandr Litvinenko, 41 anni, agonizzant­e in terapia intensiva a Londra dopo essere stato avvelenato il 1° novembre 2006 Morirà 22 giorni dopo ( Olycom)
Agonia Aleksandr Litvinenko, 41 anni, agonizzant­e in terapia intensiva a Londra dopo essere stato avvelenato il 1° novembre 2006 Morirà 22 giorni dopo ( Olycom)

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