PRIMARIE A MILANO UN ESEMPIO PER TUTTI
In coda: non per il film che fa cassetta o per l’apertura dei saldi. In coda di fronte al cinema Anteo, al teatro Puccini, allo Strehler per sentire parlare di politica. Succede a Milano, succede durante il dibattito sulle primarie del centrosinistra fissate al 6 e 7 febbraio prossimi. Mercoledì, per il primo confronto fra tutti e quattro i candidati, il serpentone ha cominciato ad avvolgere il teatro Dal Verme dalle 17, due ore prima che si accendessero i riflettori sul palco. A chi vuole seguire i dibattiti dal vivo vanno poi aggiunti quelli che scelgono le dirette streaming e chi commenta sui social: tutti segnali di un’attenzione viva e di un interesse ritrovato. Il pubblico è eterogeneo: ci sono giovani e anziani, chi vive in centro e chi arriva dalle periferie, ci sono i supporter già convinti e quelli che ascoltano per farsi un’idea e decidere chi votare. Un segnale che suggerisce un paio di riflessioni: anzitutto, che il momento del totale disimpegno pare superato e anche se i numeri sono piccoli in percentuale, il richiamo sulla scelta di chi guiderà la città stacca dalle poltrone anche i disillusi. Il secondo è che le primarie potrebbero davvero diventare un momento di confronto allargato, sul modello di quelle americane: dove questa consultazione è tanto importante quanto quella finale perché il nome del futuro primo cittadino si comincia a decidere qui. Per questo va rilanciato l’auspicio ad una partecipazione ampia e non soltanto dei militanti. Per questo anche il centrodestra, per altro ancora in difficoltà nella ricerca del proprio candidato, dovrebbe valutare seriamente di aprirsi a questo metodo di scelta della persona su cui puntare.