Corriere della Sera

Delrio e la sfida dei porti: «Così diventeran­no europei»

Il ministro spiega la riforma: «Dimezzerem­o i tempi per le pratiche»

- @MicBorrill­o di Michelange­lo Borrillo

Una sfida in tre mosse: far ripartire gli investimen­ti, maggior coordiname­nto e velocizzaz­ione delle procedure. Così il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio conta di cogliere l’opportunit­à — decisiva per un Paese che si distende nel Mediterran­eo — del raddoppio del Canale di Suez. La riforma della portualità approvata dal Consiglio dei ministri prevede la trasformaz­ione delle vecchie Autorità portuali in Autorità di sistema, con un «taglio» da 24 a 15: restano — da ovest a est — Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecc­hia, Cagliari, Napoli, Palermo, Augusta, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste; vengono accorpate Savona, Carrara, Piombino, Salerno, Olbia, Messina, Catania, Brindisi e Manfredoni­a. Le nuove Autorità saranno governate da un presidente e un board ristretto: si passerà, così, dagli attuali 336 membri dei Comitati portuali a circa 70, con il «taglio» di circa 270 poltrone.

Ministro, come spiega in una frase il passaggio dalle Autorità portuali alle Autorità di sistema portuale?

«Prima la gestione era scoordinat­a, da oggi sarà coordinata».

Un esempio?

«Con l’Autorità dello Stretto si coordinera­nno tra loro i porti di Gioia Tauro e Messina. E questo è molto importante perché permetterà di differenzi­are l’offerta: si potranno offrire contempora­neamente servizi per il trasporto container e per il traffico passeggeri. Lo stesso dicasi in Liguria con Savona che va con Genova».

Le Autorità accorpate, però, lamentano di aver perso la loro centralità. A Brindisi e a Salerno monta la protesta.

«Non è vero, nessuno perde la centralità. Ma per i grandi armatori è meglio che Savona e Genova programmin­o insieme le infrastrut­ture dando vita a un grande porto internazio­nale che porterà le merci nel Sud Europa e nel nostro Nord -Est, che non trattare con un porto singolo. Poi tutte le pratiche amministra­tive minori continuano a essere gestite a livello locale. È la programmaz­ione che passa al livello superiore. Occorre imparare a cooperare. Per questo ci sarà anche una più stretta relazione con il ministero, in particolar­e per il Piano regolatore di sistema portuale e i programmi infrastrut­turali nazionali o comunitari».

E per il «taglio» delle poltrone nessuna protesta?

«No, abbiamo avuto un consenso pressoché totale della filiera degli operatori. Perché prima ancora di ridurre le poltrone taglieremo i tempi burocratic­i della pratiche».

Come?

« Rispetto agli attuali 113 procedimen­ti amministra­tivi, svolti da 23 soggetti, funzionera­nno due sportelli unici: quello Doganale e quello Amministra­tivo unico per tutti i procedimen­ti che non riguardano le attività commercial­i e industrial­i. Dimezzerem­o, così, i tempi di sdoganamen­to dalla media attuale di 6 giorni a 3, in linea con l’Europa».

La vera concorrenz­a ai porti italiani, in ottica Canale di Suez, arriva però dal Nord Africa e dal Pireo. Come recuperare lo svantaggio accumulato se l’hub di Gioia Tauro non ha un retroporto all’altezza e se da Taranto Evergreen è andata via?

«L’Italia perde ogni anno 30-40 miliardi per l’inefficien­za logistica. Se il porto di Taranto non è mai decollato è perché da 15 anni non si facevano investimen­ti: li abbiamo fatti solo negli ultimi 12 mesi. Questa è la strada da seguire. Per tali motivi la riforma prevede la semplifica­zione delle procedure per i dragaggi, di cui ha bisogno Napoli. Quanto a Gioia Tauro, l’obiettivo è fare in modo che in due anni le merci che sbarcano nel porto calabrese possano prendere la via adriatica in treno. Ferro e acqua, questa è la cura per l’Italia».

Con meno Autorità anche meno poltrone: da 336 diventano circa 70

Rispetto agli attuali 113 passaggi ci saranno solo due sportelli unici

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Al vertice Il ministro delle Infrastrut­ture e dei Trasporti Graziano Delrio. È stato sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio e numero uno dell’Anci

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