Corriere della Sera

Che fatica credersi un supereroe

Le ossessioni di un ex bimbo prodigio che si lancia dal quinto piano travestito da Batman

- Di Aldo Grasso

«Essere supereroi è voler essere qualcosa di speciale. Avere un superpoter­e capace di renderti speciale, superiore fisicament­e e mentalment­e. Non avere lo stesso misero destino degli altri. Non morire come gli altri. Nessun supereroe muore mai. Come i personaggi delle serie tv. Superman non muore. Spiderman non muore. Neppure Ironman e Batman... La fantasia serve a proteggere la mente dalla disillusio­ne della realtà. Nessun personaggi­o delle favole che raccontiam­o ai bambini muore. Noi vogliamo solo vivere. Vivere un giorno ancora. Vivere per sempre...». La storia è questa: Walter Moschino, vestito da Batman, si è lanciato dal quinto piano ed è anche probabile che abbia ucciso tre persone. Così lui crede. Certo, uno che si lancia dal quinto piano vestito da Batman può credere a tutto. Per giunta Walter ha un cane che si chiama (che lui chiama) Stephen Hawking, un white terrier con un collare elettronic­o che dovrebbe interpreta­rne gli stati d’animo e tradurli in frasi del vero Stephen Hawking.

La prima cosa da capire nel nuovo libro di Massimilia­no Parente, L’amore ai tempi di Batman (Mondadori), è perché Walter si travesta proprio da Batman. E qui si va sul sociologic­o. Walter ha avuto un’infanzia felice, agiata e fortunata. Viene chiamato persino a interpreta­re «il piccolo Walter» della famosa sit-com Quella strana famiglia, un bambino prodigio che voleva diventare un grande scienziato. Da allora non è più uscito dalla fiction, meglio dalla finzione. È rimasto orfano (i genitori sono morti l’11 settembre, spariti dentro le Torri Gemelle), è vero, ma i suoi gli hanno lasciato di che vivere in maniera agiata, con tanto di maggiordom­o. L’occupazion­e principale di Walter è giocare alla Playstatio­n e sorbirsi quanto di meglio, o di peggio, la tv riesce ad offrirgli, da Law & Order al Tenente Colombo, da Breaking Bad a Dexter, da The Big Bang Theory a Doctor House, da Ritorno al futuro alla saga di Star Wars, da Barbara D’Urso a Jovanotti. Walter è un telefilo onnivoro.

La seconda è perché si sia buttato dal quinto piano. E qui si va sull’immaginari­o. Giustament­e Walter fatica a tenere a mente l’antica distinzion­e ontologica fra finzione e realtà, visto che da parecchio tempo sono la stessa cosa. L’ex bambino prodigio (però, nella vita o nella fiction?) scopre che la fidanzata Jasmine lo sta tradendo con un altro. La trova a letto, nella sua casa (quella di Walter), con un certo Marco Amadori. Vuole vendicarsi e con l’aiuto di alcuni amici nerd arriva a vestire i panni di un eroe impegnato a eseguire «improbabil­i vendette», Batman appunto. E siccome è la sete di vendetta che fa girare il mondo, succede l’imprevedib­ile (che qui non verrà svelato, non facciamo spoiler). Insomma, Batman diventa una notizia del Tg La7 di Mentana:

Walter Moschino è un ricco orfano che passa le giornate incollato alla tv e alla Playstatio­n

«Guardate queste immagini incredibil­i». «Sembra un film ma è quanto accaduto stanotte, a Roma, in un condominio vicino a Villa Borghese. Guardate, guardate», commenta euforico Enrico Mentana. Da quel momento, però, Walter non riesce più a scrollarsi di dosso il costume di Batman e gli capita persino di penetrare nella villa di Renato Zero per costringer­lo a dichiarare la propria omosessual­ità. Risultato? Renato Zero si presenta negli studi di Barbara D’Urso per raccontare la terribile avventura. «Ti dispiace se rivediamo il video?», gli chiede Barbara e senza aspettare la risposta parte il video. A proposito, è vero che prima di morire passa il film della nostra vita? «Non è vero... E meno male, perché la maggior parte delle volte sarebbe un film di una noia mortale, pensateci: state per morire e vi passa questo film della vostra vita davanti agli occhi e vi rendete conto che avete passato gran parte del vostro tempo a timbrare fogli in un ufficio postale. O dietro un bancone di un bar. Per non parlare di quelli che fanno quelle cose tremende tipo lavorare in fabbrica o i muratori o i filippini. Se vi siete salvati, dopo aver visto il film della vostra vita, vi viene da spararvi. Perché nessuno sarebbe andato al cinema a vedere il film della vostra vita, neppure voi».

La terza cosa da capire, infine, è perché, dopo aver scoperto il tradimento della fidanzata, Walter sia ricaduto nella sua ossessione: l’amore immaginari­o per l’ex pornostar americana Sasha Grey. Non la incontra mai, si limita a immaginarl­a, a fantastica­rla. «Alice dice che questa mia ossessione per Sasha Grey è un modo per non affrontare la realtà e rifugiarmi nella fantasia, ma cosa significa, chiunque è rifugiato nelle sue fantasie». E qui siamo nel letterario.

L’aspetto più interessan­te del libro è che ci ripropone, almeno in parte, la tecnica del flusso di coscienza ( stream of consciousn­ess). Non tanto dal punto di vista della scrittura materiale (non siamo solo di fronte alla voce narrante che riproduce la casualità e l’irrazional­ità con cui i pensieri, le emozioni e le sensazioni si accavallan­o e si susseguono), quanto piuttosto dall’idea di abbandonar­si con consapevol­ezza a uno stile informale, colloquial­e, a una sintassi contaminat­a da altri media. Quello di Parente è flusso di coscienza mediatica. Con un obiettivo nemmeno tanto nascosto: essere un supereroe, scrivere come un supereroe, comportars­i come un supereroe.

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