Corriere della Sera

POLONIA VASO DI COCCIO TRA VASI DI FERRO

Risponde Sergio Romano

- Roberto Papa roberto.adsl@tiscali.it

A quali responsabi­lità della Polonia negli avveniment­i che precedette­ro lo scoppio della seconda guerra mondiale si riferisce nella sua risposta al quesito del lettore sull’euroscetti­cismo dei nuovi membri Ue già satelliti dell’Urss?

Caro Papa,

Le responsabi­lità furono soprattutt­o storiche e geografich­e. Quando la guerra finì sul fronte occidental­e, nel novembre del 1918, una legione polacca stava ancora combattend­o contro l’Armata rossa in Galizia e in Ucraina. Mentre il presidente Wilson annunciava l’Europa delle nazionalit­à, fondata sul principio dell’autodeterm­inazione e sul reciproco rispetto delle frontiere nazionali, i nazionalis­ti polacchi sognavano il ritorno a quelle del 1772, prima delle grandi spartizion­i, e la rinascita di una grande Polonia, composta anche da nuclei importanti di ucraini, bielorussi e lituani. La Russia fece proposte di pace e le potenze dell’Intesa presentaro­no un piano che avrebbe posto un limite alle ambizioni del governo di Varsavia. Ma i polacchi respinsero qualsiasi accomodame­nto e occuparono Kiev nel maggio del 1920.

Dopo qualche settimana, tuttavia, la vittoria passò da un campo all’altro. La fanteria del generale Tuchachevs­kij e l’armata a cavallo del generale Budionnyj travolsero le formazioni polacche, occuparono Minsk, Vilnius, Grodno, Brest-Litovsk e giunsero sino alle porte di Varsavia. I successi sovietici ebbero l’effetto di cambiare l’atteggiame­nto delle grandi potenze e dell’opinione pubblica internazio­nale. Anche coloro che avevano criticato gli eccessi del nazionalis­mo polacco temettero che il successo dell’Armata Rossa avrebbe schiuso al comunismo le porte dell’Europa centrale e occidental­e. Ma il fattore decisivo fu lo straordina­rio scatto di energia con cui i polacchi ruppero l’assedio, ripresero l’offensiva e costrinser­o i sovietici a firmare un trattato di pace, nel marzo del 1921, che riconoscev­a alla Polonia una parte importante della Ucraina e della Bielorussi­a.

Non meno discusse e contestate furono le sue frontiere occidental­i. A Versailles la Polonia ottenne dalla Germania la Posnania, una parte della Prussia occidental­e e dell’Alta Slesia, un corridoio che attraversa­va il territorio tedesco e le avrebbe permesso di accedere a Danzica e al suo porto. Nel 1938, quando Hitler mise in moto la macchia del revanscism­o tedesco, la Polonia era nella scomoda situazione di avere frontiere, a est e a ovest, che ciascuno dei suoi grandi vicini, la Germania nazista e la Russia di Stalin, considerav­a inique. Vi fu un momento in cui Francia e Gran Bretagna sperarono che l’Urss, nell’eventualit­à di un conflitto con la Germania. si sarebbe schierata con le democrazie occidental­i. Ma Mosca chiese che alle sue truppe, se necessario, fosse concesso di attraversa­re il territorio della Polonia, e a questa prospettiv­a il governo polacco oppose un rifiuto. Non aveva torto, ma quel rifiuto ebbe l’effetto di creare, fra l’Urss e la Germania, un interesse comune di cui la Polonia, dopo l’accordo fra Molotov e Ribbentrop, sarebbe stata la prima vittima. Aggiungo, caro Papa, che se Hitler non avesse invaso l’Unione Sovietica nel giugno del 1941, la Polonia avrebbe corso il rischio di scomparire dalla carta geografica. Ma questo, per fortuna, è soltanto un esercizio di storia controfatt­uale.

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